Cosa è successo e come è stata affrontata la quarantena. Dalla gestione dell’emergenza alla ripartenza, quali esperienze sono state acquisite? Prima di tutto, garantire la continuità operativa in sicurezza là dove - come nei centri di controllo - era impossibile lavorare da casa. L’Italia ha fatto da apripista anche nella gestione della rete di trasmissione e Giacomo Donnini, responsabile Sviluppo e Progetti Speciali di Terna, nell’illustrare l’esperienza italiana a Stanford, è partito proprio dalle misure adottate per consentire al cuore del sistema di operare regolarmente. Per ognuna delle aree nevralgiche - il Centro nazionale di controllo e i 3 centri di controllo regionali - è stato attivato un centro di riserva o un “raddoppio” dove necessario. Il personale, ad ogni cambio turno, è stato fatto ruotare dal centro operativo a quello di riserva (o vice versa) per sanificare, nel frattempo, gli ambienti di lavoro. Schermi protettivi in plexiglas sono stati sistemati tra le scrivanie. Come ultima istanza, nel caso che 3 turni regolari fossero stati contagiati e posti in quarantena, la squadra del centro di controllo sarebbe stata isolata in appositi dormitori per 15 giorni. In questo caso sarebbero entrate in servizio squadre dislocate in aree differenti, non contagiate. A completare il tutto, le attività di training degli operatori, i cambi turno decisi in teleconferenza, le squadre operative rigorosamente separate le une dalle altre.
Il salto in avanti delle rinnovabili. “Durante il lockdown - ha spiegato Donnini ai partecipanti del seminario di Stanford - la domanda settimanale di elettricità ha registrato un forte decremento, con una punta del 24% anno su anno nella settimana tra il 6 e il 12 aprile 2020. Ne è conseguito che l’incidenza delle rinnovabili è aumentata fino a 15 punti percentuali rispetto al 2019”. Un vero choc da fronteggiare in un periodo di tempo così breve come quello intercorso tra il 3 marzo e la parziale riapertura del 4 maggio 2020. Picchi anomali nella copertura del fabbisogno elettrico con FER erano stati registrati anche in passato ma ciò che ha spinto Terna a fronteggiare situazioni operative critiche, questa volta, è stata la maggiore frequenza e durata delle punte di domanda. Un fenomeno, ha proseguito Donnini a Stanford, che “sarà ancora più pronunciato nel 2030”.
È stato il mese di aprile ad avere registrato i maggiori scostamenti nella domanda (-17% anno su anno) rispetto a marzo e maggio (-10%). In particolare il 5 aprile, a fronte di una bassa domanda elettrica e un’alta produzione da rinnovabili, il margine di riserva - già crollato dal 25% del 2014 al 6% del 2019 - è finito sotto zero in alcune aree come il Sud e Sicilia. “In queste condizioni - ha rilevato Donnini - la scarsa disponibilità di fonti utili al dispacciamento, può mettere alla corda la gestione del sistema elettrico da parte dei TSO”.
“Durante l’emergenza Covid-19 il sistema elettrico italiano ha sperimentato un balzo in avanti al 2025 se consideriamo il calo della quota di generazione termoelettrica, precipitata di 4 punti sul totale della domanda nazionale”, ha aggiunto il manager di Terna. E ha ricordato che la capacità termoelettrica è passata da 77 a 56 GigaWatt tra il 2012 e il 2020 con un incremento parallelo dell’elettricità da fonti rinnovabili, il cui peso sulla domanda dovrebbe aumentare del 125% tra il 2019 e il 2030. Numeri e stime impressionanti che danno la misura della trasformazione in corso e che anche altri Paesi, come l’Australia, stanno sperimentando come noi per intensità e ampiezza.