Shutterstock 2418930137
Insight

Chokepoint: quei punti nevralgici da cui dipende il commercio globale

Elettrificazione di sistemi e processi, investimenti nello sviluppo delle reti sono la risposta alle richieste energetiche del Mediterraneo.

Il Mediterraneo è uno dei cuori pulsanti del commercio di materie prime e beni a livello mondiale. Dalle sue rotte marittime transitano gas, petrolio e merci essenziali per l’Italia e l’Europa, e nonostante abbia appena l’1% della superficie oceanica, attraverso le sue acque naviga il 20% del traffico globale.

Una enorme piattaforma per i commerci di tre continenti – europeo, africano e asiatico – la cui sopravvivenza commerciale dipende da due chokepoint, due passaggi chiave: il Canale di Suez e lo Stretto di Bab el-Mandeb, il collegamento tra Africa e Medio Oriente che unisce Mar Rosso e Golfo di Aden. Sono punti stretti, vitali ma vulnerabili, capaci di condizionare l’intero sistema energetico e commerciale europeo.

Per l’Italia – che importa oltre il 75% del proprio fabbisogno energetico – questi passaggi sono arterie indispensabili. Una loro chiusura, anche temporanea, potrebbe avere effetti indesiderati: navi costrette a circumnavigare l’Africa, tempi triplicati, costi che si scaricherebbero su imprese e consumatori.

Ecco perché, nel contesto di crescente instabilità geopolitica e di tensioni nel Mar Rosso, lo sviluppo di infrastrutture energetiche interconnesse assume una dimensione strategica e, in quest’ottica, Terna emerge non solo come TSO, ma anche come vettore di resilienza: le sue interconnessioni, i cavi sottomarini e la progettazione di una rete sempre più robusta costituiscono elementi centrali per mitigare gli eventuali rischi legati ai chokepoint marittimi.

Shutterstock 1981482506
Immagine satellitare della parte meridionale del Canale di Suez in Egitto (foto Shutterstock).

Chokepoint globali e Mediterraneo: dati e tendenze. Secondo Rystad Energy – la più grande società di consulenza energetica in Norvegia – i cinque chokepoint marittimi più critici al mondo hanno gestito nel 2023 circa 71,3 milioni di barili al giorno di petrolio e prodotti petroliferi, e circa 26 miliardi di piedi cubi al giorno di GNL (gas naturale liquido). Numeri che mostrano quanto il transito energetico globale dipenda da pochi corridoi geografici.

Fra questi, il Canale di Suez e lo Stretto di Bab el-Mandeb sono centrali anche per l’Europa mediterranea. Il Canale di Suez assorbe in media il 12% del commercio marittimo mondiale e fino al 30% del traffico containerizzato globale. Un incidente qualsiasi, come quello dell’Ever Given del 2021, ha mostrato quanto possa essere fragile questa arteria.

Nel Mar Rosso, Bab el-Mandeb è la porta obbligata verso il Golfo e l’Oceano Indiano: circa il 10% del commercio marittimo mondiale vi transita. L’interruzione anche parziale di questa via obbliga le navi ad aggirare il Capo di Buona Speranza, aggiungendo miglia, tempo e costi.

Italia, la risposta a una geografia vulnerabile. L’Italia, pur essendo circondata dal mare, non ha riserve energetiche interne significative. Importa una quota rilevante del gas e del petrolio via mare, il che la rende sensibile a ogni perturbazione nei passaggi marittimi. In caso di eventi critici, le navi sono costrette a deviazioni: rotte alternative implicano tempi doppi o tripli, consumi di combustibile più alti e costi assicurativi maggiori. Questo scarica pressioni sui prezzi finali del gas e sui contratti di fornitura. Inoltre, eventuali ritardi nei rifornimenti di derivati petroliferi possono incidere sui mercati dell’elettrico, laddove le centrali a gas o a ciclo combinato giocano un ruolo di supplenza nei periodi di picco.

Negli ultimi anni l’Europa e l’Italia hanno accelerato la costruzione di interconnessioni elettriche transfrontaliere, veri e propri corridoi energetici che riducono la dipendenza dalle rotte marittime. Per Terna, gestore della rete di trasmissione nazionale, queste infrastrutture sono la chiave della resilienza perché consentono di importare e scambiare elettricità con Paesi vicini, bilanciando domanda e offerta anche in situazioni complesse.

Dal collegamento Italia-Francia a quello Italia-Grecia, dal Montenegro alla Tunisia, le nuove dorsali HVDC rappresentano un “ombrello di sicurezza” per l’intero sistema. Non solo facilitano l’integrazione delle rinnovabili, ma creano una rete europea interconnessa capace di assorbire le turbolenze globali. In caso di crisi in un chokepoint, l’Italia può compensare deficit di gas o petrolio con maggiore scambio elettrico dall’estero, limitando gli impatti sulla stabilità della rete e sui consumatori.

Il panorama attuale. Grazie all’attività di Terna l’Italia oggi è connessa con 7 Paesi (Austria, Francia, Grecia, Malta, Montenegro, Slovenia, Svizzera) attraverso 30 linee elettriche, un network estero che costituisce una “porta energetica” verso il continente: non un semplice canale, ma un margine di tranquillità nel gestire gli eventuali shock energetici.

Nel Piano di Sviluppo della rete, Terna delinea i criteri con cui pianifica le sue opere: disponibilità, resilienza, integrazione delle rinnovabili, minore impatto ambientale, coerenza europea. Un piano che prevede un aumento della capacità di trasporto con l’estero di circa il 40% rispetto agli attuali valori, includendo tutti i futuri progetti di interconnessione.

Geopolitica, tecnologia, infrastruttura.
La risposta alle vulnerabilità dei chokepoint richiede soluzioni tecnologiche e infrastrutturali: interconnessioni, reti resilienti, accumuli e digitalizzazione del sistema elettrico diventano strumenti di sicurezza nazionale, non meno strategici di una flotta navale o di un accordo internazionale. Ecco perché il futuro energetico dell’Italia passa per la capacità di connettere territori e diversificare i rischi. Se i chokepoint marittimi rimarranno inevitabili, il loro peso potrà però essere ridotto sviluppando un sistema elettrico ancor più flessibile, capace di integrare le fonti rinnovabili e di dialogare costantemente con le reti dei Paesi vicini.