Sfruttare meglio ciò che già esiste: le "non-new grid solutions". Uno dei punti di forza della strategia di Terna è l’adozione di soluzioni in grado di aumentare la capacità e la resilienza della rete senza costruire nuove linee. È il caso delle cosiddette “non-new grid solutions”, un insieme di tecnologie che potenziano le infrastrutture e i corridoi infrastrutturali esistenti. Tra queste spicca il cosiddetto "reconductoring”, ovvero la sostituzione dei conduttori tradizionali con altri di nuova generazione, capaci di trasportare più potenza senza interventi invasivi sul territorio. C’è poi l'ammodernamento di dorsali esistenti, per il miglioramento delle prestazioni di esercizio in corrente alternata e per l’esercizio in corrente continua, aumentando la capacità di trasporto.
Altro tassello fondamentale è il Dynamic Thermal Rating (DTR), un sistema di monitoraggio in tempo reale che, grazie all’utilizzo di sensori installati su sostegni e conduttori, e modelli meteorologici, ottimizza il carico delle linee elettriche aeree in funzione delle condizioni ambientali e di alcuni parametri quali temperatura e vento. In sostanza, il sistema rende la rete più “intelligente”, flessibile e performante.
Quei cavi posati ad alte profondità. Alle spalle di questa trasformazione infrastrutturale e tecnologica c’è un intenso lavoro di ricerca e sviluppo, con prove che vengono effettuate in laboratori ad alta specializzazione tecnologica e che consentono di testare i componenti e i sistemi prima della loro installazione. Infatti, ognuno di questi deve poter funzionare decenni sotto stress, con piena affidabilità. L’Italia si è affermata come pioniere mondiale dei cavi sottomarini ad alta profondità, con record storici: -1.000 metri sul collegamento Italia-Grecia nel 2000, -1.600 metri tra la Sardegna e il continente nel 2008. Oggi si lavora già su progetti che guardano a profondità maggiori, fino ai 2.150 metri sotto il mare previsti per il Tyrrhenian Link, con l’impiego di armature in fibre sintetiche come il kevlar e sistemi di posa avanzati. In questo ambito, un aspetto poco noto ma cruciale è quello della logistica di installazione: le nuove navi posacavi sono progettate per posare cavi HVDC, a profondità elevate, con una precisione che minimizza l’impatto sui fondali marini e riduce i tempi di realizzazione.
«La tecnologia HVDC è l’unica, al momento, in grado di garantire il trasporto di grandi quantità di energia su lunghe distanze con cavi sottomarini», fa notare Riccardo De Zan, responsabile del Centro di Competenza Gestione Progetti di Terna. «Si tratta di una soluzione molto complessa, anche dal punto di vista del reperimento e dell’approvvigionamento dei componenti, ma ha enormi vantaggi elettrici rispetto alla corrente alternata. È una grande sfida tecnologica, che non riguarda soltanto la profondità di posa dei cavi sottomarini, ma anche l’impiego di materiali e tecniche di produzione che, con l'avanzare del progresso, consentono di sviluppare soluzioni innovative e sostenibili anche per la protezione del cavo».