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In prima linea

La coesistenza tra natura e infrastrutture sottomarine passa dalla tutela della Posidonia oceanica

Quando si realizzano nuove opere, anche quelle che trasportano l'energia elettrica sotto il mare, non è possibile prescindere dalla salvaguardia dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi naturali.

Come si concilia l'esigenza di realizzare infrastrutture elettriche strategiche per il presente e il futuro del Paese con la necessità di tutelare l’ambiente e la biodiversità? È un compito arduo che spesso si scontra con intoppi burocratici che dilatano i tempi compromettendo alcune iniziative. Fortunatamente esistono anche esempi virtuosi, come quello di Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale, che per il nuovo collegamento sottomarino tra l'Isola d'Elba e Piombino ha eseguito un'importante attività di trapianto di circa 53mila talee di Posidonia Oceanica in un'area di oltre 1.650 metri quadri del Golfo di Follonica, tra Livorno e Grosseto. Un approccio alla compensazione che è allo studio anche per la realizzazione di altri progetti, come il Sa.Co.I.3 o il Tyrrhenian Link.

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Dal rilascio di ossigeno all'assorbimento di anidride carbonica fino alla protezione delle coste dall'impatto delle onde: tutti i benefici delle praterie di Posidonia oceanica per gli ecosistemi marini.

Cos'è la Posidonia Oceanica e quali benefici apporta alle coste. «La Posidonia oceanica è una pianta acquatica caratteristica dei fondali del Mediterraneo, dove è molto diffusa», spiega l'ingegnera Francesca Massara, Head of Permitting Management, Easement & Marine Environment di Terna «e ha la caratteristica di formare praterie sommerse che svolgono un ruolo ecologico fondamentale, esercitando una notevole azione nella protezione della costa dall'erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. È considerata una risorsa ecologica di grande importanza: infatti è compresa nelle direttive europee come habitat prioritario da preservare, anche in considerazione della vulnerabilità, soprattutto a fattori antropici, come ancoraggio e strascico».

Cosa succede se la Posidonia oceanica viene danneggiata? Il danneggiamento della Posidonia può avere ripercussioni sull'ecosistema marino, innescando fenomeni erosivi che richiedono interventi umani per essere arginati. Le praterie di Posidonia impiegano molti anni, spesso decenni, per ripristinare le condizioni originali dopo essere state disturbate. Per fare un paragone, i tempi di ripresa sono simili a quelli necessari al ripristino di una foresta di querce andata a fuoco.

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La tutela delle praterie di Posidonia Oceanica, attraverso attività di trapianto e monitoraggio, è effettuata da sub professionisti (foto Terna)

Ma cosa c'entra Terna con una pianta marina tipica del Mediterraneo? Come spiega ancora Massara «per garantire un adeguato livello di protezione e sicurezza dei cavi sottomarini della rete elettrica nazionale, è indispensabile assicurarne l’interro sul fondale marino. L’estesa diffusione della Posidonia oceanica lungo le nostre coste, rende questa pianta e la sua tutela uno dei driver la definizione dei punti di approdo dei cavi sottomarini sulla terraferma e in generale per il processo di progettazione e realizzazione delle infrastrutture. Da anni l'azienda ha posto la salvaguardia di questi ecosistemi al centro della sua attenzione e delle sue strategie, elemento quanto più attuale alla luce di un Piano di Sviluppo della rete di trasmissione nazionale con un forte impulso alle infrastrutture in cavo marino. Terna, infatti, è impegnata nella costante implementazione di approcci e soluzioni innovative per minimizzare l'impatto delle infrastrutture e garantire la coesistenza sostenibile tra i cavi e la Posidonia oceanica».

L'impegno di Terna per la salvaguardia della Posidonia. L'azione di tutela degli ecosistemi marini inizia fin dalle prime fasi di sviluppo di un'opera. «Terna investe significative risorse economiche nelle attività di rilievo dei fondali marini per acquisire dati che consentano di individuare tracciati atti a coniugare il soddisfacimento dei requisiti tecnici, per design e installazione, con la tutela con gli habitat esistenti. L'obiettivo è minimizzare l’impatto ecologico delle nostre infrastrutture, in linea con i driver aziendali che perseguono elevati standard di sostenibilità ambientale» afferma Massara, sottolineando che «laddove, per motivi tecnici, non è possibile evitare le praterie di Posidonia oceanica, si cerca sempre di posare i cavi cercando un varco in punti in cui la diffusione è più rada o meno estesa; contestualmente, vengono progettate adeguate azioni di mitigazione e/o compensazione ambientale».

Si tratta di un'attività di progettazione e pianificazione complessa, che può durare anche anni e che Terna porta avanti in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e con diversi enti e centri di ricerca, tra cui l'Ispra. Gli studi condotti consentono di pianificare azioni di mitigazione e compensazione, tra cui lo sviluppo di nuove tecnologie per la posa dei cavi sui posidonieti, per proteggere l’infrastruttura e minimizzare l'impatto.

Tutte le attività realizzative sono condotte sotto stretto monitoraggio ambientale, attività che prosegue per diversi anni dopo la posa del cavo per valutare l’evoluzione dello stato ecologico dell’habitat. Lo scopo è quello di controllare e verificare che le azioni intraprese siano efficaci anche nel medio e lungo periodo. Infatti, il posidonieto ha una scarsa resilienza e una crescita lentissima, di pochi centimetri l'anno.

«Per garantire un adeguato livello di protezione e sicurezza dei cavi sottomarini della rete elettrica nazionale, è indispensabile assicurarne l’interro sul fondale marino. L’estesa diffusione della Posidonia oceanica lungo le nostre coste, rende questa pianta e la sua tutela uno dei driver la definizione dei punti di approdo dei cavi sottomarini sulla terraferma e in generale per il processo di progettazione e realizzazione delle infrastrutture».

Il trapianto di Posidonia per l’elettrodotto sottomarino dell'Elba. Cosa succede quando le mitigazioni non bastano? «Si passa alle azioni di compensazione. Quella più tipica è il trapianto, che deve avvenire prima che si posi il cavo. Esistono diversi approcci in funzione di parametri sito specifici - quali la profondità, le condizioni dell’acqua, la temperatura. La procedura più adatta viene valutata di concerto con gli Enti scientifici preposti», spiega Francesca Massara.

Ed è proprio quello che Terna ha fatto per il nuovo "ponte" elettrico tra l’Isola d’Elba e Piombino (Livorno), entrato in esercizio negli scorsi mesi: l'Elba-Continente, un elettrodotto che si articola in un cavo sottomarino di 34 chilometri che interessa, in uscita dall’approdo di Piombino, una prateria di Posidonia Oceanica per un tratto di circa 3 km di lunghezza. «Per Terna la possibilità di attuare questo trapianto di Posidonia Oceanica è stato un grande traguardo per il quale sono stati necessari oltre dieci anni di lavoro. È stato il culmine di un lavoro di gruppo portato avanti dal nostro team in collaborazione con gli enti autorizzativi», evidenzia con soddisfazione Massara.

Per garantire la tutela della biodiversità, prima della posa del cavo sottomarino, Terna ha realizzato un trapianto di circa 53mila talee di Posidonia in un'area di oltre 1.650 metri quadri del Golfo di Follonica, un'insenatura del Mar Tirreno che si estende tra l'estremità meridionale della provincia di Livorno e la parte settentrionale della provincia di Grosseto. Sotto il profilo tecnico «sono state prelevate delle talee che sono state portate sulla terraferma. Le piantine, una volta pulite e lavorate una per una, sono state piantate su strutture di ancoraggio, vere e proprie cornici con rete metallica, e successivamente riposizionate da operatori tecnici subacquei sul sito di destinazione. Si tratta di un'attività molto complessa, che nel caso dell’Elba è durata due mesi» sottolinea l'esperta di Terna.

Un tempo record, dovuto anche a condizioni meteorologiche ideali. Le attività sono state realizzate dal gestore della rete in collaborazione con ECON, che ha eseguito il trapianto sotto la supervisione del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (CoNISMa). Massara però tiene a sottolineare tutto il lavoro preliminare a questa fase: «Prima che i sub, operatori ad elevata specializzazione scientifica, vadano in acqua a prelevare le talee, sono condotte analisi volte a identificare i siti più adatti a ricevere il trapianto, tra cui rilievi batimorfologici, correntometria, analisi chimico-fisiche della colonna d’acqua e dei sedimenti». I risultati, insieme al progetto esecutivo di trapianto, sono quindi sottoposti al ministero competente: solo dopo avere ricevuto la luce verde le attività di espianto e trapianto hanno inizio.

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Ogni singola piantina di Posidonia Oceanica è pulita e lavorata, successivamente piantata su particolari strutture di ancoraggio e quindi riposizionata sul sito di destinazione da operatori tecnici subacquei (foto Terna)

Un aspetto estremamente cruciale tra le azioni di compensazione è la salvaguardia del trapianto mediante l'installazione di boe che segnalano la sua presenza, con l'obiettivo primario di prevenire qualsiasi possibile ancoraggio o attività di strascico che potrebbe danneggiare l'area.

L’attività di pianificazione del trapianto, così come l’investimento economico sono stati notevoli, ma necessari per salvaguardare l’ambiente marino e la biodiversità, che per Terna è uno dei principi base del Piano di Sviluppo. Azioni di mitigazione e compensazione sono già state pianificate e programmate anche per altre opere strategiche come il Sa.Co.I.3 e il Tyrrhenian Link in nome di quella transizione energetica che, oltre a rappresentare un volano di crescita economica per il nostro Paese, deve perseguire gli obiettivi internazionali di sostenibilità. Proprio sul Tyrrhenian Link Terna sperimenterà con il MASE per la prima volta in Europa un progetto di tutela della Cymodocea, un'altra pianta marina di enorme rilevanza ecologica.