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In prima linea

L’energia che scorre sott’acqua

L’elettricità non viaggia solo sulla terraferma e attraverso linee aeree: esiste un “villaggio elettrico” subacqueo. Un viaggio nelle profondità (e caratteristiche eccezionali) dei cavi sottomarini Terna.

Per tenere acceso il Paese, a volte, servono connessioni particolari. Connessioni che oltrepassano le distanze e le barriere fisiche per trasportare elettricità da una stazione elettrica all’altra, invisibili, sotto il livello del mare: servono i cavi elettrici sottomarini. Si tratta di infrastrutture lunghe decine, centinaia di chilometri, che permettono lo scambio di energia tra diverse zone del mercato elettrico italiano, e non solo. Si aggiungono alle linee aeree e a quelle interrate per quanto riguarda il trasporto dell'elettricità, e possono servire per collegare due sponde della terraferma anche molto lontane tra loro, che altrimenti non avrebbero punti di contatto.

Il loro “lavoro” è trasportare corrente elettrica ad alta tensione; la trasmissione può essere in corrente alternata, quando la distanza da coprire è più corta, o in corrente continua, se i chilometri aumentano ed è necessario ridurre le perdite di trasmissione. Le loro estremità sono direttamente collegate alle stazioni elettriche della rete nazionale. Nel caso di collegamenti in corrente continua, vi è interposta una stazione detta "di conversione" dedicata alla trasformazione della corrente da continua in alternata e viceversa.

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La nave posacavi Giulio Verne (foto Terna)

Progettare un cavo sottomarino non è una questione da poco. È innazitutto necessario studiare approfonditamente il tracciato, valutando le caratteristiche geomorfologiche del fondale marino, le profondità in gioco e la lunghezza del percorso. Non sempre la rotta più rettilinea è la migliore. Una volta ingegnerizzato il progetto e prodotto il cavo, entrano in gioco speciali navi “posacavi” in grado di collocare il cavo alle massime profondità.

La lunghezza del tracciato impatta direttamente sulla durata delle operazioni di posa per cui, statisticamente, serve una ventina di giorni in media per ciascuna campagna di posa. La “partenza” delle fasi di posa avviene inevitabilmente agli approdi. Tale fase, tra le più delicate nel processo, consiste nel far arrivare l’estremità del cavo dalla nave alla terra ferma, attraverso il supporto di sommozzatori che agevolano l’ingresso del cavo all’interno di tubazioni già installate agli approdi. Queste condotte sono realizzate tramite la tecnica della trivellazione orizzontale controllata (o directional drilling), che evita gli scavi a cielo aperto. Di solito gli approdi sono scelti in aree poco frequentate con l'obiettivo di limitare ogni eventuale disagio alla comunità. Al di là degli impatti delle attività di cantiere, a lavori ultimati l’infrastruttura interrata risulta totalmente invisibile.

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L'inizio della cosiddetta "fase di tiro" del cavo sottomarino, eseguita con l'aiuto di sommozzatori, per la connessione Sorgente-Rizziconi (foto Terna)

Il passaggio successivo è proteggere il cavo. Raramente i cavi sottomarini rischiano guasti o rotture interni. Si tratta piuttosto di evitare che la linea sia danneggiata da eventi esterni come la pesca a strascico o gli ancoraggi. A questo scopo, per i fondali sabbiosi, viene utilizzata la tecnica del jetting che, attraverso un macchinario ad hoc calato dalla nave sul fondale e un getto di acqua e aria che consente la movimentazione dei sedimenti, crea una trincea dove si adagiano naturalmente i cavi. E se è vero che i guasti possono essere molto problematici da risolvere, data la posizione dei cavi e gli attori da coinvolgere, si tratta di eventualità davvero poco frequenti: gli elettrodotti sottomarini sono molto affidabili, e imprescindibili quando si tratta di trasportare energia tra luoghi molto distanti.

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Una nave posacavi durante i lavori per il collegamento sottomarino Capri-Sorrento (foto Terna)

La costante crescita della richiesta di energia, insieme alla sempre maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente, ha comportato la necessità di potenziare la trasmissione dell’energia elettrica utilizzando soluzioni innovative che siano efficaci senza interferire con l’ambiente. Rispetto alla scelta di potenziare le linee elettriche aeree esistenti o di realizzarne di nuove, spesso la soluzione della trasmissione in cavo risulta preferibile o alle volte obbligata. In generale i cavi sottomarini rappresentano la scelta migliore sia dal lato tecnico sia da quello ambientale: aumenta così infatti la capacità di scambio tra zone diverse, diminuendo l'impatto delle linee sull'ambiente e il territorio.

Negli ultimi anni i collegamenti di questo genere sono aumentati, sparsi in tutti i mari di tutto il mondo. I record assoluti, però, sono di Terna. Per quanto riguarda profondità e lunghezza nessun altro operatore di trasmissione energetica può vantare simili performance.

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I cavi Capri Torre-Annunziata e Capri-Sorrento sono posati a una profondita di poco più di 100 metri. Lunghi rispettivamente 31 e 16 chilometri, sono entrati in esercizio in periodi differenti: il primo nel 2017, il secondo alla fine di settembre 2020, insieme alla stazione elettrica di Sorrento. Entrambi si inseriscono nel contesto più ampio del riassetto della penisola sorrentina, che attraverso una serie di progetti ha l’obiettivo di smantellare quasi 60 km di vecchie linee aeree ormai obsolete.

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Si tratta di una tappa storica per l’isola: Capri, prima di queste infrastrutture, era alimentata da una centrale privata a gasolio, insufficiente a garantire la copertura dei consumi e molto inquinante. Oltre a collegare l’isola all’Italia continentale, questo collegamento bidirezionale consente anche a Sorrento e all’area limitrofa di Torre Annunziata di avere elettricità stabile e una rete affidabile, utilizzando anche energia da fonti rinnovabili e tagliando 130mila tonnellate annue di emissioni di CO2. Il progetto ha migliorato senza dubbio la vita delle persone che vivono sull’isola e dei turisti che la visitano, perché ha consentito di ridurre il rischio di disalimentazioni del carico, soprattutto nei periodi di alto fabbisogno come la stagione estiva. Un esempio concreto di qualità tecnologica ed efficienza, nel rispetto del mare, della fauna e della flora del luogo.

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Il cavo Sorgente-Rizziconi si trova a più di 350 metri di profondità. Questo elettrodotto, entrato in esercizio nel 2016, è un’infrastruttura unica, tra le più innovative mai progettate e realizzate in ambito energetico; un primato per l’Italia e per Terna. I suoi 105 km complessivi, che uniscono Sicilia e Calabria alla Penisola, rappresentano infatti un record per quanto riguarda i cavi sottomarini a corrente alternata. Il progetto ha beneficiato del sostegno finanziario dell’Unione Europea nell’ambito dell'European Energy Programme for Recovery e, per portarlo a termine, Terna ha impegnato oltre 150 aziende fra fornitori e realizzatori, con un livello di tecnologia e competenza altissimo. Dal punto di vista ambientale, la sua entrata in esercizio ha permesso di demolire 114 km di vecchie linee (con un minor impatto per oltre 200 ettari di territorio) e di evitare emissioni nell’atmosfera pari a 700 mila tonnellate di CO2 ogni anno. L’opera consente inoltre di utilizzare meglio la produzione rinnovabile siciliana – soprattutto eolico e fotovoltaico – mitigando al massimo i disservizi e riducendo il costo dell’energia elettrica in Sicilia.

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Il SA.CO.I tocca invece i 500 metri di profondità. Si tratta dell’elettrodotto più “antico” per Terna, entrato in esercizio nel 1967 e lungo circa 385 chilometri di cui circa 120 in cavo (terrestre e marino). Per circa vent’anni, il SA.CO.I è stato un collegamento biterminale, ovvero utilizzato esclusivamente per trasmettere energia dalla Sardegna alla Toscana, utilizzando la Corsica come ponte fisico per questo trasporto. Nel 1987 venne realizzato un terminale di conversione a Lucciana, che permetteva alla Corsica di usufruire di parte dell'energia che transita nel collegamento; il SA.CO.I diventò così il primo collegamento ad alta tensione in corrente continua triterminale al mondo, assumendo la denominazione di SA.CO.I 1. L’esigenza di utilizzare le migliori tecnologie dell’epoca e la necessità di trasferirsi sulla rete a 400 kV, permisero poi la realizzazione di due nuove stazioni in sostituzione di quelle originarie: una nello stesso sito, Codrongianos, e l’altra spostata da San Dalmazio a Suvereto, in provincia di Livorno. Il SA.CO.I 2, entrato in servizio nel 1992 e tutt’ora funzionante, utilizza gli stessi collegamenti dal 1967, ma continua a garantire la gestione in sicurezza delle reti sarda e corsa contribuendo anche alla regolazione di frequenza delle reti delle due isole. Attualmente è in fase di autorizzazione il SA.CO.I 3, che porterà al rinnovo e al potenziamento dei cavi terrestri e marini, per garantire ulteriore stabilità e affidabilità al sistema elettrico nazionale.

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Con il collegamento Italia-Grecia, Terna scende fino a 1.000 metri. Questo elettrodotto rientra fra i dieci cavi sottomarini in corrente continua più potenti e lunghi al mondo, con una trasmissione massima di potenza pari a 500 MW e una tensione massima di 400 kV. Inaugurato nel luglio del 2002, si snoda per 160 chilometri partendo dall’impianto della stazione elettrica di Galatina, in provincia di Lecce, fino all'impianto della stazione greca di Arachthos, nell'Epiro; collegando così le reti elettriche di Italia e Grecia attraverso il Canale di Otranto. Il progetto è stato realizzato di concerto con l’ente elettrico greco PPC (Public Power Corporation) attraverso il contributo finanziario dell’Unione europea, per consentire alla rete italiana e greca l’interscambio di energia elettrica.

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L’elettrodotto Italia-Montenegro arriva più giù, a una profondità massima di 1.215 metri. Si tratta di uno snodo fondamentale e internazionale, il primo “ponte elettrico” tra Italia e Balcani e più lungo collegamento HVDC realizzato da Terna. Quattrocentoventitré chilometri di cavo che corrono sotto le acque dell’Adriatico, a cui si aggiungono i 22 km di cavo interrato: 16 in Italia, dall’approdo costiero fino alla stazione di Cepagatti, e 6 in Montenegro, da Budva alla stazione di Kotor. Un’altra infrastruttura da record per tecnologia e innovazione, strategica per la sicurezza dei due sistemi elettrici e per l’integrazione delle fonti rinnovabili. Questo cavo sottomarino permette infatti ai due paesi di scambiare elettricità in maniera bidirezionale, dando all’Italia la possibilità di rafforzare sia il sistema nazionale sia il proprio ruolo di hub europeo e mediterraneo nella trasmissione elettrica.

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Il primato, però, spetta al SA.PE.I: il collegamento sottomarino più profondo al mondo, posato fino a 1.640 metri sotto il livello del mare. I suoi 420 km uniscono la Sardegna e il Lazio attraverso due cavi in grado di sostenere 500 kV di tensione per 1.000 MW di potenza; alle sue estremità si trovano le due stazioni elettriche di conversione, localizzate a Fiume Santo (Sassari) e a Borgo Sabotino (Latina). L’intera infrastruttura è entrata in funzione nel 2011, con l’obiettivo di incrementare la sicurezza del sistema sardo e l’affidabilità della copertura nel centro Italia.

Tutte le fasi realizzative anche di questo collegamento di energia sono state concepite in un’ottica di sostenibilità, monitorando le aree marine sensibili interessate dal tracciato, dal Santuario dei Cetacei e alle praterie di piante acquatiche come la Posidonia oceanica e la Cymodocea nodosa. La posa – che ha seguito la stessa linea no-impact – è stata eseguita dalla Giulio Verne, la nave posacavi più grande del mondo, con i suoi 125 metri di lunghezza e 31 di larghezza; una delle poche con le necessarie tecnologie avanzate per operare fino ad una profondità di 2.000 metri, anche in condizioni atmosferiche avverse. Con i suoi 750 milioni di euro di investimento, il SA.PE.I è tra le più importanti infrastrutture elettriche mai realizzate in Italia e rappresenta un importante passo avanti verso la costruzione di una rete nazionale sempre più interconnessa, da nord a sud.

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