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Transizione

La rivoluzione verde di Papa Francesco. Parla Franca Giansoldati

Franca Giansoldati, giornalista vaticanista de Il Messaggero, ci parla del Laudato si, l’enciclica con cui il Pontefice ha richiamato i cattolici al rispetto della Terra e alle loro responsabilità.

Il pianeta è la casa comune di cui ognuno deve prendersi cura in modo consapevole e responsabile. Ed è per questo che tutti devono fare la loro parte nella lotta al cambiamento climatico. Perché ogni piccola azione quotidiana, dalla decisione di prendere l’auto al posto dei mezzi pubblici al modo in cui facciamo la spesa, incide sul presente e sul futuro. Papa Francesco ha voluto richiamare i cattolici al rispetto della Terra e alle loro responsabilità, ponendo l’etica al centro dell’approccio verso i temi dell’ambiente. Ma ancorare la dottrina della Chiesa alla transizione ecologica, ai criteri ESG (Environment, Social and Governance) e a una visione di "sviluppo umano integrale" è un messaggio rivolto solo ai credenti? Una rivoluzione o un ritorno al passato? E può cambiare la vita di centinaia di milioni di persone, credenti o meno che siano? Come? Lo abbiamo chiesto a Franca Giansoldati, giornalista vaticanista de Il Messaggero che sul tema ha scritto “L’alfabeto verde di papa Francesco” (edizioni San Paolo, 2019) e "Custodi del creato. Salvare la Terra con la Laudato si'" (San Paolo), che uscirà in concomitanza con la 26esima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite o COP26.

Come si può riassumere la dottrina del pontefice su clima e ambiente?

«Tutto parte dall’enciclica Laudato si’, promulgata nel 2015 da Papa Francesco. È il documento più importante di tutto il suo pontificato, un testo di cui si sentirà parlare ancora tra 100 anni perché segna un cambiamento epocale per la Chiesa. Grazie a questa enciclica i credenti di tutto il mondo avranno la possibilità di formarsi una cittadinanza ecologica. La portata storica di questo documento mi ricorda la Rerum Novarum promulgata dopo la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale, con la quale Leone XIII entrò a gamba tesa sulle questioni politiche ed economiche. Leggendo oggi la Rerum Novarum, che risale al 1891, si resta allibiti di fronte alla modernità e alla concretezza dell’approccio della Chiesa. All'epoca il Papa chiese di non far lavorare i bambini nelle fabbriche nonostante il lavoro minorile fosse consentito, di stabilire un tetto massimo di ore di lavoro giornaliero, di incentivare il microcredito. Nel giro di 20 anni quel documento portò benefici sociali enormi e lo stesso potrebbe accadere con la Laudato si’ nei prossimi anni».

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Papa Bergoglio tra i fedeli a San Pietro (Annette Klingner/Pixabay.com)

Come si è arrivati alla promulgazione di questo «documento epocale»?

«Francesco è il primo Papa che si occupa di cambiamenti climatici, di verde, di tutela del creato e lo fa grazie un percorso che inizia addirittura da Paolo VI. I pontefici che lo hanno preceduto hanno sempre mostrato un forte interesse verso questi temi, ma non sono arrivati a promulgare documenti magisteriali perché fino a qualche anno fa gli scienziati internazionali non erano totalmente d’accordo che ad aver alterato gli equilibri climatici fosse stata la mano dell’uomo. Anche Wojtyła, alla fine degli anni '90, avrebbe voluto strutturare un documento sulla questione ambientale, ma c’erano ancora troppe divisioni a livello scientifico perché fosse possibile farlo. Poi è arrivato Benedetto XVI, un ambientalista convinto, che durante i suoi viaggi in Brasile usò parole molto dure contro la deforestazione sistematica dell’Amazzonia, sollecitando un intervento internazionale per proteggere il polmone verde del mondo. Con il passare degli anni la scienza è riuscita a trovare una visione comune sul fatto che l’antropocentrismo abbia alterato gli equilibri climatici mettendo a rischio il futuro del pianeta. Francesco ha quindi raccolto il lavoro che era stato fatto in passato e ha avuto il coraggio di agire, emanando un documento vincolante che ha addirittura preceduto la conferenza di Parigi sul Clima, dove gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite hanno siglato l’accordo sulla riduzione di CO2 nell’atmosfera».

Quali comportamenti sollecita la nuova dottrina della Chiesa nella lotta al cambiamento climatico?

«La Chiesa costituisce un importantissimo elemento di moral suasion e di soft power a livello internazionale che può dare un impulso fondamentale alla risoluzione dei grandi interrogativi climatici. Come? Nella Laudato si' ci sono una serie di punti chiave: il primo riguarda la relazione esistente tra la crisi ambientale e la crisi sociale. Non si può affrontare l’una senza affrontare anche l’altra, sono due facce della stessa medaglia. Il secondo assunto dell'enciclica sottolinea che nessuno Stato può tirarsi indietro perché si tratta di un tema globale e intergenerazionale che riguarda giovani e vecchi, poveri e ricchi, Nord e Sud, Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati. L’interdipendenza va dunque tradotta in rete. Il terzo punto parte dalla definizione di “sviluppo umano integrale” fornita da papa Francesco. Secondo lui per proteggere il pianeta occorre privilegiare uno sguardo d’insieme, battersi contro l’estinzione dei panda, la distruzione di alcune aree, ma anche impedire che ci siano migranti costretti a lasciare le loro case a causa dei cambiamenti climatici. La vita va protetta in tutta la sua integrità. L'enciclica insiste infine sul fatto che i cattolici debbano sviluppare un concetto di cittadinanza ambientale, imparando ad applicare un’etica alla loro vita quotidiana. Francesco fa anche degli esempi pratici: poiché le risorse del pianeta sono limitate non possiamo pensare di poter continuare ad avere gli stessi comportamenti anche nel futuro. Bisogna avere una visione consapevole, imparare a piantare gli alberi, a usare meno i mezzi privati, a consumare meno cibo e meno acqua e a condividere di più».

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La vaticanista e saggista Franca Giansoldati

Quali cambiamenti può comportare questa nuova impostazione per la finanza e l’economia?

«Papa Francesco invita i credenti a spendere meglio i loro soldi. Per lui, la spesa è una scelta morale perché la tutela dell’ambiente arriva anche dalle piccole scelte quotidiane e individuali: scegliere il chilometro zero o prodotti che non implicano l’utilizzo del lavoro minorile e via dicendo. Nella gestione dei risparmi è importante collocare i propri soldi in istituti di credito che non hanno in pancia investimenti immorali, che rispettano i criteri ESG, che non finanziano l’industria degli armamenti. Anche in finanza è necessario abituare i cattolici a pensare con il cuore aperto e la mente pronta, a chiedere spiegazioni alle banche su come effettuano gli investimenti e in base alle risposte ricevute decidere il da farsi. Questa è la vera rivoluzione che propone Francesco».

Quando vedremo i primi effetti di questa rivoluzione?

«I primi risultati cominciano già a vedersi. Su 120 diocesi italiane, 70 stanno già elaborando progetti. La Conferenza Episcopale del Trentino, ad esempio, è molto all’avanguardia sotto il profilo ambientale e si avvale di una struttura cooperativa che effettua un’analisi del suo operato in base ai criteri ESG allo scopo di evitare il greenwashing, la pratica che consiste nel comunicare un’immagine verde che non corrisponde però alla reale azione aziendale. Tra 15 anni, quando questi principi verranno introiettati dalle persone comuni e diventeranno azioni concrete, rappresenteranno una potenza di fuoco. Immaginiamo un movimento di consumatori formato da centinaia di milioni di persone che in modo consapevole sceglie di privilegiare una banca che rispetta l’ambiente al posto di un’altra che non lo fa. Per Francesco è importante creare dei movimenti di pressione in grado di influenzare positivamente i vertici politici, finanziari ed economici. Il tutto in una visione evangelica».