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Transizione

In nome del clima #4: riciclare la plastica è davvero possibile?

Sfatiamo mensilmente alcuni credo su ambiente, cambiamento climatico e transizione energetica. N°4: il tradizionale riciclo della plastica smaltisce meno della metà di quella prodotta. Quali alternative?

La pandemia da Covid-19 ha comportato, tra le altre cose, un rilevante utilizzo di plastica in tutto il mondo, sia nel settore pubblico sia in quello privato: secondo il ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese, la sola città di Wuhan produceva 240 tonnellate di rifiuti sanitari al giorno all’apice della diffusione del virus, contro le 40 tonnellate prodotte prima dell’emergenza.

La pandemia ha infatti riportato al centro dell’attenzione l’ambiente, e con esso il tema del riciclo della plastica e l’effettiva possibilità di smaltirla. In Europa viene riciclato circa il 20% della plastica prodotta, mentre a livello globale tra il 14 e il 18% del totale. Per quanto riguarda l’Italia, solo il 30% della plastica raccolta viene riciclata, mediante un processo di recupero meccanico, mentre il 40% finisce nuovamente in discarica o viene bruciato in termovalorizzatori e inceneritori.

Il metodo del riciclo meccanico consiste nella raccolta e selezione della plastica, che viene successivamente lavata e tritata in flake, per poi essere riutilizzata. Ognuna di queste fasi, però, è particolarmente onerosa e spesso non porta ai risultati sperati. Inoltre non tutta la plastica è di per sé uguale, ma presenta differenti componenti al suo interno che ne determinano o meno la possibilità effettiva di riciclo.

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Un'installazione artistica sulle bioplastiche (Jürgen Grünwald © Climate Visuals)

La plastica che gettiamo nella spazzatura, seppur rispettando la raccolta differenziata, è spesso “impura”, ossia è venuta a contatto con alimenti o fattori che potrebbero comprometterne il riciclo anche in seguito alla fase di lavaggio e selezione. A ciò si aggiunge la probabile degradazione termomeccanica dovuta a un surriscaldamento dei polimeri stessi, che rendono la plastica sempre meno riutilizzabile nel corso del tempo: essa infatti non è, a differenza del vetro, riciclabile potenzialmente all’infinito.

L’impatto ambientale dovuto alla difficoltà di riciclare meccanicamente la plastica rappresenta anche e soprattutto un costo economico: secondo uno studio del 2019 uscito sul Marine Pollution Bulletin, inquinare gli oceani con la plastica è costato finora 2500 miliardi di dollari in mancato sfruttamento delle risorse economiche date dal mare.

I problemi del riciclo meccanico della plastica potrebbero essere superati da quello chimico o molecolare: attraverso il calore si separano i legami chimici della plastica per generare un liquido che può essere usato per produrre un nuovo materiale vergine, permettendo di recuperare del tutto la plastica riciclata; ma oltre a non essere mai stato applicato su larga scala, questo processo è molto costoso e alcuni ricercatori sostengono che potrebbe rilasciare nell’ambiente sostanze tossiche.