Negli ultimi anni sono state adottate sempre più politiche volte a ridurre l’uso degli imballaggi in plastica, a favore di quelli ecosostenibili, con l’obiettivo di diminuire l’inquinamento. Tuttavia, quel che intendiamo con “biodegradabile” molte volte non corrisponde a quel che siamo portati a immaginare: si pensa infatti che tutto ciò che è biodegradabile si possa decomporre in natura senza impatto ambientale, ma non è del tutto corretto.
Un materiale classificato come biodegradabile non ha necessariamente un basso impatto ambientale: spesso alcuni tipi di imballaggio così definiti devono essere sottoposti a processi di smaltimento industriali che producono emissioni inquinanti, e non si degradano in natura in tempi brevi senza conseguenze sull’ambiente.
“Biodegradabile” e “compostabile” non sono sinonimi: un materiale compostabile è anche biodegradabile, ma un materiale biodegradabile non è necessariamente compostabile o ecosostenibile. Rispetto al materiale biodegradabile, quello compostabile si disintegra completamente in tempi più brevi (nel giro di poche settimane), e dopo il trattamento può essere riciclato per essere utilizzato come fertilizzante naturale o trasformato in biometano.