8201
Transizione

In nome del clima #14: l’accordo contro la deforestazione alla COP26

Sfatiamo mensilmente alcuni credo su ambiente, cambiamento climatico e transizione ecologica. N°14: il primo accordo della COP26 riguarda l’arresto della deforestazione, ma è abbastanza?

La deforestazione contribuisce notevolmente al cambiamento climatico, sottraendo al pianeta ecosistemi molto importanti per la biodiversità. Gli alberi, poi, finché non muoiono o vengono bruciati assorbono più anidride carbonica di quella che emettono: per questo il loro mantenimento su scala mondiale è rilevante nella lotta alla crisi climatica. Va esattamente in questa direzione un importante accordo siglato durante la conferenza sul clima COP26 di Glasgow: oltre 100 leader mondiali si sono impegnati a fermare la deforestazione nei propri paesi entro il 2030.

Nello specifico, l’impegno assunto prevede una serie di progetti per fermare la deforestazione e incentivare pratiche più sostenibili per l’agricoltura, così come per le condizioni di vita delle popolazioni che dipendono dalle foreste. I Paesi firmatari ospitano oltre l’80 percento delle foreste nel mondo, e tra di loro – oltre alle due più grandi economie (Stati Uniti e Cina) – ci sono Brasile, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo, che detengono alcune delle più grandi foreste. Anche l’Italia ha aderito all’accordo.

8200
Alla COP26 che si è riunita a Glasgow oltre 100 leader mondiali si sono impegnati a fermare la deforestazione entro il 2030 (Matthew Montrone/Pexels.com)

I partecipanti hanno deciso di stanziare più di 10 miliardi di euro per promuovere politiche che fermino la deforestazione, a cui si sommano oltre 6 miliardi provenienti da società private, mentre un sottogruppo di 28 Paesi ha dichiarato che eliminerà l’utilizzo della deforestazione dalle pratiche agricole e commerciali: la maggioranza delle foreste viene infatti abbattuta o bruciata per far spazio a coltivazioni o aree di allevamento intensivo.

Matt Williams dell’organizzazione no-profit Energy and Climate Intelligence Unit ha detto al Financial Times che l’accordo potrebbe essere «uno dei maggiori risultati della conferenza», mentre l'intesa è stata accolta con scetticismo da alcuni attivisti per il fatto che non è vincolante e non prevede sanzioni per chi non lo rispetta. Altri osservatori hanno fatto notare come nell’accordo non sia chiamata in causa la principale responsabile della deforestazione ossia l’industria della carne.

Accordi simili erano stati sanciti nel 2014 e nel 2017: i tempi e gli obiettivi erano i medesimi, ma in mancanza di strumenti coercitivi non erano stati in grado di fermare realmente il fenomeno. Al contrario: in Paesi come il Brasile la deforestazione è arrivata ai suoi massimi storici.