Le foreste assorbono dall’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica e la immagazzinano sotto forma di sostanza organica, principalmente nei fusti degli alberi, ma un recente studio pubblicato sulla rivista britannica Nature Reviews Earth & Environment mette in evidenza che anche le praterie fanno la loro parte in questo ciclo, e per contribuire a contrastare la crisi climatica converebbe preservarle.
Le praterie, ecosistemi con piante basse o erbe di vario tipo, con pochi alberi e arbusti, occupano circa il 40 percento del suolo terrestre, ma secondo varie stime si sono molto ridotte a causa delle attività umane: ad esempio solo il 4 percento delle praterie presenti in Nord America è rimasto inalterato, e anche la superficie del Cerrado in Brasile si è più che dimezzata negli ultimi cinquant’anni, con grosse conseguenze per le specie vegetali e animali che le abitano.
Si stima che nell’erba delle praterie sia conservato circa un terzo del carbonio presente sul pianeta, ed è trattenuto più efficacemente di quanto non avvenga con gli alberi. In caso di incendio, infatti, il carbonio immagazzinato negli alberi viene rilasciato sotto forma di anidride carbonica, mentre quello presente nelle praterie, essendo conservato nel sottosuolo, non viene di fatto disperso.