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Sfide

Anatomia dell’IoT

Dell’IoT ne parlano tutti. Ma cosa significa? È una rete di oggetti fisici incorporati in elettronica, software, sensori e connettività di rete con lo scopo di monitorare, controllare e trasferire informazioni.

L’Internet of things (IoT o "Internet delle cose") è sulla bocca di tutti. Sebbene questa definizione sia stata coniata per la prima volta nel 1999, la sua interpretazione attuale si è andata delineando solo nell’ultimo decennio. Con essa oggi si intende la rete che connette i dispositivi a Internet e tra loro, con lo scopo di monitorare, controllare e trasferire informazioni necessarie a svolgere dei task (eventualmente anche al posto delle persone). Nonostante altre tecnologie di consumo come la realtà virtuale (VR) e l'intelligenza artificiale (AI) vantino grandi prospettive di impiego, l’IoT è finora quella che ha avuto un impatto più immediato sulla quotidianità delle persone.

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L'IoT ha un impatto sulla vita quotidiana molto importante, soprattutto per quanto riguarda le applicazioni casalinghe (Unsplash.com/Andres Urena)

L'uso più comune è quello domestico: la nostra vita quotidiana è ormai popolata da interruttori della luce a comando vocale, termostati telecomandati, sistemi di videosorveglianza collegati direttamente agli smartphone e dozzine di altre funzionalità più avanzate. Secondo un rapporto pubblicato da GSMA il 27% di tutte le connessioni globali machine-to-machine (M2M) è in Cina, mentre l'Europa ne conta il 29% e gli Stati Uniti il 19%. Nel 2011 Cisco aveva persino previsto che entro il 2020 i dispositivi connessi sarebbero stati 50 miliardi. Anche se questa previsione probabilmente sarà disattesa per via del divario tra digitale e oggetti fisici che si è rivelato più complicato del previsto (si reputa che i dispositivi in rete saranno circa 20 miliardi), sono già molti i settori che stanno facendo uso di questa tecnologia o che potrebbero trarne vantaggio.

Occorre però fare un'importante distinzione "di campo". L’IoT di cui si parla più frequentemente è quello orientato al consumatore finale (consumer), ma ne esiste anche un altro tipo rivolto all’industria: l’IIOT, ovvero Industrial Internet Of Things, meno conosciuto ma ugualmente in fase di sviluppo. Quello "tradizionale", rispetto ad esso, è orientato ai grandi numeri e per questo ritroviamo molte sue applicazioni nel quotidiano. Basti pensare al settore della domotica, che grazie alla tecnologia IoT sta diventando molto più sofisticato. I rivenditori propongono ormai prodotti "hub", che consentono agli utenti di combinare tutto in un unico portale o applicazione controllabile dal proprio smartphone. Grazie a questi sistemi, simili a veri e propri centri di comando, i proprietari di casa possono controllare l'acqua calda, le luci, le telecamere a circuito chiuso, il riscaldamento e molto altro.

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Nel prossimo futuro i negozi senza cassieri in carne e ossa potrebbero diventare una realtà molto diffusa (Pexels.com/Fancycrave)

Un altro ramo emergente sono i wearable, i dispositivi da indossare apparsi sulla scena nel 2015. Il termine comprende una vasta gamma di sensori, micro-computer, smartwatch e occhiali pensati per persone o addirittura animali. Questi oggetti possono tracciare le routine quotidiane e soprattutto inviare un avviso quando vengono rilevate notevoli deviazioni da essa, permettendo quindi interventi tempestivi in caso di bisogno. I più diffusi sul mercato sono i comuni orologi fitness-tracker, in grado di tracciare il consumo di calorie e l’attività fisica. Anche gli animali possono trarne beneficio. Alcuni leoni che vivono nel sud del Kenya, ad esempio, indossano collari in grado di connettersi a sistemi GPS: ciò consente ai ricercatori di seguire i loro movimenti e proteggere meglio gli animali in pericolo.

L'impatto dell'IoT è particolarmente significativo anche sulle aziende di vendita al dettaglio: una recente ricerca di Aruba ha infatti rilevato che il 79% delle aziende intervistate appartenenti al settore vorrebbe implementare questa tecnologia entro il 2020. Pioniere in questo campo è stato Amazon, che nel 2018 ha inaugurato a Seattle il suo primo negozio senza cassieri affidandosi al “Just Walk Out Shopping”, un sistema in grado di rilevare quando i prodotti vengono presi o rimessi sugli scaffali tenendone traccia in un carrello virtuale. Il funzionamento si basa sulla scansione di un QR code associato al cliente, disponibile sul proprio smartphone; quindi, telecamere e sensori tracciano gli acquisti e quando i clienti se ne vanno e il sistema addebita loro il costo direttamente sull’account Amazon.

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Con gli smartwatch è possibile tenere traccia della routine personale a livello di sonno, calorie e attività fisica (Pexels.com/Pixabay)

Parlando invece di Industrial IoT, è necessario concentrarsi su una dimensione più ridotta. Proprio perché pensati per usi industriali, la quantità di dispositivi è inferiore ma la loro complessità aumenta, come aumenta anche il numero di dati su cui si basa. Queste tecnologie sono state sviluppate ad hoc per essere integrate alle infrastrutture già esistenti e raccogliere, aggregare e analizzare dati utili per l’azienda dal punto di vista della sua gestione. Nella pratica si sopperisce alla mancanza (umana) di una visione complessiva su tutti i processi. Anche la sensoristica, proprio per questo motivo, è molto avanzata rispetto a quella in commercio e permette di registrare prestazioni in tempo reale, a livello di millisecondi. L'affidabilità e resilienza di questo tipo di tecnologia sono pari alla sua “responsabilità”, perché gli eventuali danni, in questi casi, vanno oltre la semplice luce lasciata accesa dai vari esempi di IoT orientato al consumer.