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Insight

La corsa a due velocità dell'Italia nel 2022

Ecco cosa svela l'analisi di Terna sull'andamento economico e i consumi elettrici. O come il cambiamento climatico sta mettendo a rischio la sicurezza energetica influenzando direttamente produzione, domanda e resilienza delle infrastrutture.

L'Italia ha chiuso il 2022 con una crescita del Pil migliore delle attese spostando in avanti l’avvio della recessione tecnica paventata da molti analisti. A spingere l'economia italiana nella prima parte dell’anno sono stati il settore delle costruzioni ed alcuni settori industriali connessi, mentre nel secondo e terzo trimestre sono stati i servizi – soprattutto il turismo – a trainare la crescita dopo la pandemia.

Gli effetti positivi delle riaperture sono stati però mitigati dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie: l'esplosione della crisi energetica ha infatti acceso la miccia dell’inflazione con una conseguente riduzione della propensione al risparmio delle famiglie. Nonostante ciò, il bilancio è complessivamente positivo: il Pil è aumentato del 3,7% (dati Istat).

Altro grande protagonista del 2022 è stato il clima. Il cambiamento climatico, sempre più visibile nel nostro Paese, ha degli effetti devastanti non solo sul territorio ma anche sul sistema elettrico in quanto impatta contemporaneamente sia sulla domanda (portando a consumi fuori dalla norma come avviene, per esempio, con l’utilizzo sempre maggiore dei sistemi di climatizzazione) sia sulla capacità di generazione.

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Traffico nel centro di Roma, in zona San Pietro (Pixabay/Pexels.com)

L'andamento della domanda elettrica è specchio del contesto economico-climatico sopra descritto: per l'anno 2022 Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, ha registrato una flessione dell'1% rispetto al 2021. In linea con l'andamento del Pil, anche la richiesta di elettricità è stata caratterizzata da andamenti "a due velocità" nei due semestri dell'anno, con variazioni tendenziali positive nella prima parte e negative da agosto in poi.

Da quanto emerge nel report pubblicato da Terna “La corsa a due velocità dell’Italia nel 2022”, i primi sei mesi hanno registrato una crescita del +2,3% rispetto al corrispettivo semestre 2021, mentre il secondo semestre è stato caratterizzato da una graduale riduzione della domanda che ha portato a una variazione negativa del 4%, determinando così una chiusura d’anno complessivamente in flessione (v. figura 1). I consumi sono stati più bassi a causa delle misure di contenimento attuate dai cittadini e dalle imprese su indicazione del governo, del caro prezzi e delle temperature più miti rispetto al 2021.

Inizialmente sia le famiglie che le imprese hanno adottato nuove abitudini di consumo per arginare i maggiori costi dell'energia. Tuttavia con il protrarsi della crisi energetica sostenere tali azioni "riparative" non è stato più possibile, e le famiglie sono state costrette a ridurre i propri consumi e alcune imprese a chiudere l’attività.

L'impatto del cambiamento climatico sul sistema elettrico. Nell'ultimo anno abbiamo avuto una stagione estiva molto calda e un inverno mite e asciutto. Le alte temperature dei mesi estivi hanno contribuito a un aumento della domanda di energia elettrica di circa 5 TWh rispetto allo stesso periodo del 2021, al contrario un inverno mediamente meno rigido rispetto agli anni precedenti ha contenuto i livelli di consumo elettrico, riducendo il fabbisogno di circa 1 TWh.

Le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 31,1% della domanda registrando, in particolare, un marcato calo della produzione idroelettrica (-37,7%), dovuta all’assenza di piogge e di neve anche in alta quota. La somma di questi due effetti ha contribuito a valori di produzione idroelettrica ai minimi storici con una riduzione di ben 17,2 TWh rispetto al 2021. Nel 2022 si è registrato anche un calo dell'eolico (-1,8%) e del geotermico (-1,6%). In controtendenza, invece, il fotovoltaico, che ha fatto registrare un incoraggiante +11,8% grazie alle diffuse condizioni cosiddette di "clear sky" e ai nuovi impianti installati, con una crescita della capacità pari a circa 2,5 GW.

Fig 1 Richiesta energia elettrica ultimi 3 anni Terna

Il grafico mostra l'andamento della domanda elettrica su dati grezzi, destagionalizzati e il trend. Si nota già da gennaio 2022 un cambio di direzione, specchio dell’inizio della crisi energetica

La contrazione della generazione idroelettrica è stata parzialmente compensata dall'aumento di quella termoelettrica (+6,1%) e in particolare dall'incremento di quella a carbone. In questo contesto, infatti, è stato avviato il programma di massimizzazione della produzione a carbone su indicazione del governo per contenere i consumi di gas.

A partire dalla fine del 2021, i prezzi delle commodity energetiche sono cresciuti progressivamente, subendo ulteriori rialzi a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina. L’impennata della quotazione del gas si è rapidamente trasferita sul prezzo dell'energia elettrica anche in Italia, con effetti mai visti prima sulla domanda.

Inizialmente sia le famiglie che le imprese hanno adottato nuove abitudini di consumo per arginare i maggiori costi dell'energia, ad esempio spostando consumo/produzione in quelle fasce orarie con prezzi più contenuti. Tuttavia, con il protrarsi della crisi energetica, non è stato più possibile sostenere tali azioni "riparative", e le famiglie sono state costrette a ridurre i propri consumi e alcune imprese a chiudere l’attività.

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(Nana Lapushkina/Pexels.com)

L'impatto della corsa dei prezzi dell'energia sui costi di produzione. La crisi energetica si è riversata a cascata sui costi di produzione delle attività economiche, riflettendosi, con tempistiche diverse, sia sull’industria che sui servizi. Negli anni scorsi Terna, al fine di monitorare in maniera diretta i consumi industriali, ha elaborato l'IMCEI, un indice dei clienti energivori connessi alla rete di trasmissione nazionale.

Guardando l’andamento dei principali comparti dell'industria italiana, nel 2022 quasi tutti i settori sono risultati in calo, in particolare quelli della siderurgia, della meccanica e dei metalli non ferrosi. Variazioni positive per il settore degli alimentari, delle ceramiche e delle vetrarie; stazionaria la chimica. Complessivamente il settore dei materiali da costruzione ha rallentato la dinamica di crescita, ma grazie al sostegno degli incentivi fiscali, ha chiuso il 2022 con un risultato comunque superiore alla media manifatturiera.

I servizi, invece, sono risultati meno sensibili all’innalzamento dei prezzi. Facendo riferimento alla figura 2, è interessante notare che l’andamento dei servizi appare avere variazioni tendenziali concordi a quelle della domanda elettrica durante tutti i mesi dell’anno, a differenza dell’Industria che registra un andamento variabile a seconda del periodo in considerazione. Ciò si spiega con la differente “elasticità” al prezzo dell’energia nei due settori: essa è strettamente correlata all’incidenza percentuale del costo dell’energia sul prodotto finito, normalmente più alta nell’industria rispetto ai servizi e anche molto variabile all’interno delle varie classi merceologiche.

In funzione a tre variabili (gas, guerra in Ucraina e inflazione), il 2023 sarà un anno chiave per capire se il Paese uscirà dalla crisi con un nuovo slancio e una maggiore consapevolezza sull'importanza dell'efficienza e autonomia energetica, o se invece prevarranno gli effetti negativi.

Fig 2 Variazione tendenziale richiesta e consumi Terna

Il grafico evidenzia la doppia velocità dei consumi elettrici: in crescita nella prima parte dell'anno, in calo nella seconda metà. L'andamento dei servizi è concorde a quello della domanda elettrica durante tutti i mesi del 2022, a differenza dell'industria che registra un andamento variabile a seconda del periodo in considerazione

Il clima mette a rischio la sicurezza energetica e il sistema non può che adattarsi. Le rinnovabili in Italia hanno registrato nel 2022 una crescita dell'installato, che a fine anno si è attestato al valore complessivo di 63,6 GW. Tuttavia, i 3 GW aggiunti nel 2022 sono ancora troppo pochi, appena un terzo del necessario stimato per centrare i target 2030. Oltre alla necessità di incrementare il numero di impianti installati si deve tenere conto anche della volatilità della produzione da fonti energetiche rinnovabili insita nella loro natura non programmabile e non prevedibile: nel 2022 la produzione green è stata pari a 98 GWh, in calo del 13% rispetto al 2021.

Per una sempre maggiore integrazione delle rinnovabili è necessario lo sviluppo di una rete europea fortemente interconnessa che consenta di soddisfare le condizioni di elevato carico e/o di riduzione della disponibilità di generazione attraverso l'importazione e l’esportazione di energia tra Paesi confinanti. Questa necessità viene confermata nel 2022 dall’aumento della quantità di energia importata (+1,8%) sul territorio nazionale ma soprattutto dall’aumento dell’esportazione (+16,4%), anche a causa della crescente indisponibilità del parco nucleare francese che ha condizionato tutta l’Europa.

Qualità del sevizio tralicci

Infrastrutture di trasmissione elettrica nella riserva della Marcigliana, a Roma (foto Terna)

Bisognerà affrontare ardue sfide per adeguare la normativa e le infrastrutture e per stimolare gli investimenti necessari. Investimenti che non possono prescindere da quelli sugli accumuli, sistemi capaci di immagazzinare l’energia prodotta dalle rinnovabili e ridurne il taglio in caso di sovra-produzione. L’effetto benefico dei meccanismi incentivanti trova riscontro nel forte aumento delle attivazioni dei sistemi di accumulo del 2022, la cui potenza installata ha raggiunto i 1.121 MW, anche grazie agli interventi legati al Superbonus.

Resta pertanto fondamentale dare una spinta alla transizione energetica attuando politiche pragmatiche e meccanismi incentivanti che favoriscano il raggiungimento degli obiettivi prefissati e renderci maggiormente indipendenti dal gas e dalle fonti fossili.