Alzi la mano chi conosce la parola Rettitràfo. È quasi impossibile, a meno che non siate dipendenti di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, e facciate parte del gruppo di lavoro che sta studiando e sviluppando questo oggetto potenzialmente rivoluzionario per il settore elettrico dandogli un nome sconosciuto al vocabolario della lingua italiana. Questo termine un po' cacofonico e che suona di antico, ma che in realtà definisce uno strumento che potrebbe dare una svolta decisiva allo sviluppo e alla ulteriore diffusione delle linee in corrente continua, è la sintesi di due parole: "rectifier", in italiano raddrizzatore, e "trafo", che in gergo sta per trasformatore. Per provare a spiegarla in parole semplici, il rettitràfo è una macchina elettrica innovativa in grado di combinare le funzioni di un trasformatore di elettricità e di un convertitore di corrente continua/alternata.
Il progetto nasce in Terna da un’intuizione, nel 2017, dell’ingegnere Vincenzo Agnetta (team Tecnologie e Sistemi di Processo, nella direzione Strategia di Sviluppo Rete e Dispacciamento), che ha saputo vedere il potenziale di una soluzione integrata per la gestione della conversione e trasformazione dell'energia. Il passo successivo è stato quello di decidere di investire risorse significative nello sviluppo del progetto, anche in collaborazione con il Politecnico di Milano. Un esempio tangibile di come un approccio sinergico e multidisciplinare possa trasformare e valorizzare un’idea in un’innovazione concreta per il settore energetico.
La peculiarità del Rettitràfo, spiega l'inventore Agnetta, «sta nel suo design unico, che integra i moduli elettronici per la conversione direttamente nella struttura interna del trasformatore. In questo modo, è possibile unire in un solo dispositivo le fasi di trasformazione e conversione dell’energia elettrica, ottimizzando lo spazio e riducendo la complessità delle infrastrutture necessarie».