L’aumento della domanda di energia è dato ormai per certo, nel prossimo futuro. “Come” e “perché” sono gli interrogativi a cui cerca di dare risposta uno degli ultimi studi di Nature Communications, rivista open-source che pubblica ricerche in diversi campi delle scienze naturali. L’indagine intitolata “Amplification of future energy demand growth due to climate change” (“Amplificazione della futura crescita della domanda di energia a causa dei cambiamenti climatici”) e curata dall’International Institute for Applied Systems Analysis (Austria), dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) con la Boston University (USA), si è concentrata nel determinare l’entità di questa tendenza e i vari fattori che concorreranno ad essa. Per trovare risposte, i ricercatori hanno combinato le proiezioni meteorologiche e del consumo energetico con quelle della ripartizione geografica della popolazione (e la sua densità) e del reddito nazionale, in cinque scenari socioeconomici diversi, comprendendo nell’equazione anche l'aumento di temperatura.
Nature Communications ha pubblicato uno studio sul trend dell’aumento di richiesta di energia, concentrandosi sui fattori che vi contribuiscono e sugli scenari che potrebbero verificarsi.
L'attuale domanda globale di energia è concentrata nelle aree ad alta densità abitativa e alto reddito pro capite delle regioni temperate, in particolare Europa occidentale, Stati Uniti, Giappone e Cina. Al contrario, i tropici ospitano economie in via di sviluppo che sono più povere e consumano molta meno energia, ma la cui popolazione, il reddito e la domanda di energia crescono significativamente, anche di 2-4 volte, negli scenari futuri. A livello globale, questo significa che la domanda energetica di base nel 2050 sarà due/tre volte superiore a quella attuale, passando da 137 EJ a 234-388 EJ entro la metà di questo secolo.
La popolazione mondiale intorno al 2050 raggiungerà poi una cifra record tra gli 8,4 e i 10 miliardi di persone, con una distribuzione geografica concentrata per la maggior parte nelle latitudini medio-basse del nord. Allo stesso modo il PIL pro capite, dalla media globale del 2010 (9.763$), arriverà a un valore compreso tra 18.000 e 42.000 dollari, e questo determinerà l’accesso all’energia di una quantità enorme di persone. Secondo gli esperti sarà comunque il cambiamento climatico il principale responsabile della richiesta sempre più alta di energia. L’innalzarsi delle temperature durante la stagione calda determinerà infatti una maggiore domanda di raffreddamento e questo, entro la metà del secolo, porterà a un aumento del consumo di energia tra l’11% e il 27%, se il riscaldamento globale sarà modesto; se i livelli di riscaldamento fossero più importanti questo aumento potrebbe essere arrivare persino al 58% dei consumi attuali. A essere particolarmente interessati dal fenomeno saranno i tropici e le regioni meridionali di Stati Uniti, Europa e Cina, che a prescindere da PIL e abitanti dovranno far fronte al grande sforzo richiesto dai condizionatori del paese.
“In linea generale le nostre società si adegueranno al cambio delle temperature aumentando il raffreddamento degli ambienti durante le stagioni calde e diminuendo il riscaldamento durante le stagioni fredde”, fa notare Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca' Foscari Venezia e ricercatrice presso il Cmcc. “Questi cambiamenti nel condizionamento degli spazi avranno un impatto diretto sui sistemi energetici dal momento che le imprese e le famiglie richiederanno meno gas naturale e petrolio per via delle minori esigenze di riscaldamento e viceversa più energia elettrica per soddisfare le maggiori esigenze di raffreddamento degli ambienti”, osserva.
Sul tema le prime avvisaglie era già emerse l'anno scorso con il report “The Future of Cooling” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). I dati avevano infatti evidenziato come, senza nuovi standard d’efficienza, i consumi dei condizionatori siano destinati a triplicare arrivando a rappresentare, da soli, un fabbisogno elettrico equivalente a quello odierno della Cina e dell'India messi insieme. Il comparto rappresenta ad oggi un quinto dell’elettricità totale utilizzata negli edifici di tutto il mondo e il 10% di tutto il consumo di elettricità a livello globale, ma in futuro questi numeri sembrano destinati ad aumentare in modo esponenziale. Fatih Birol, direttore esecutivo dell'IEA, ha infatti sottolineato come, con l’aumento dei redditi, l’acquisto dei climatizzatori salirà alle stelle, portandone il numero dagli attuali 1,6 miliardi a gli oltre 5,6 miliardi entro il 2050. Tra le soluzioni al problema, l'agenzia individua il miglioramento dell’efficienza energetica degli apparecchi, per i quali gli standard sono ancora molto bassi rispetto a quanto auspicabile. La palla, in quest'ottica, passa in mano ai governi e agli organi istituzionali dei vari paesi, gli unici in grado di mitigare il fenomeno adottando, a livello legislativo, l’imposizione di livelli di efficienza più elevati per il raffreddamento che attenuino la necessità di nuove centrali elettriche senza aumentare emissioni e costi.