Vi è mai capitato, nelle città marittime italiane, di alloggiare o anche solo di transitare a ridosso delle aree portuali? Avrete notato che il rumore delle navi da crociera, dei traghetti e dei portacontainer può diventare insopportabile. Ecco, quella è solo una piccola parte del danno ambientale che le imbarcazioni, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, arrecano ai luoghi che le ospitano: anche solo stando ferme, oltre all'inquinamento acustico contribuiscono fino al 20% dell'inquinamento delle città portuali. Una quota per nulla irrilevante. A denunciarlo è lo studio scientifico "Transport and Environment Reporting Mechanism – TERM" dell'Agenzia Europea per l’Ambiente. Le navi attraccate in banchina infatti lasciano i motori accesi, in particolare le navi da crociera che sono dei veri e propri villaggi turistici ambulanti, con migliaia di passeggeri, talmente “energivori” che secondo le stime riportate nel Piano di Sviluppo 2023 di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, sostando per sole 10 ore in porto producono la stessa quantità di CO2 emessa da 25 automobili di media cilindrata in un anno. Anche per questo, però, la transizione energetica prevede una soluzione: si chiama “cold ironing”, termine per lo più sconosciuto al grande pubblico che, semplificando, significa elettrificare le infrastrutture portuali per abbandonare progressivamente i combustibili fossili. Questo vuol dire poter alimentare e rifornire le navi da terra, tramite energia elettrica. Un progetto che rientra nell’ambito del processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti, in questo caso marittimi.
Progetti di porti green sono già avviati in tutto il mondo, in particolare tra Usa e Nord Europa - Los Angeles, San Francisco, Goteborg, Rotterdam, tra le altre - e anche l'Italia, che per la sua naturale conformazione ha nell'economia del mare uno dei punti di forza, dal commercio al turismo, non sta a guardare. Anzi, il cold ironing è già stato inserito e previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con un investimento piuttosto consistente: 700 milioni di euro per cofinanziare, da qui al 2026, l’implementazione di una cinquantina di porti italiani nell’ambito del Trans-European Transport Network (TEN-T) e in linea con gli obiettivi climatici stabiliti a livello nazionale ed europeo. Non solo: recentemente la Commissione Europea ha anche dato il via libera a un pacchetto di aiuti di Stato da 570 milioni di euro stanziati dal Governo italiano fino al 2033 per incentivare le navi ad utilizzare l’energia erogata dalle reti elettriche terrestri nel tempo in cui sono ormeggiate nei porti, quando e dove sarà possibile.