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Insight

Tre miti da sfatare sui campi elettromagnetici

È opinione comune e diffusa che i campi magnetici siano dannosi, soprattutto per la salute. In realtà, i più recenti studi scientifici sfatano questo e altri miti privi di fondamento.

Quando si parla di campi elettromagnetici la confusione è tanta. Cosa sono? Come funzionano? Fanno male? Cerchiamo di fare un po' chiarezza. Innanzi tutto, i campi elettromagnetici sono fenomeni fisici che vedono l’esistenza contemporanea di un campo elettrico (derivante dalla tensione) e di uno magnetico (derivante dalla corrente elettrica). Possono avere origine naturale o artificiale, ma sono sempre presenti nell’ambiente. Sono naturali quelli elettrici prodotti ad esempio dai temporali, oppure il campo magnetico che determina la direzione dell’ago della bussola. Tutti quelli che invece sono generati da dispositivi costruiti dall’uomo sono chiaramente artificiali.

Sono pericolosi? Quanto i sottaceti. LInternational Agency of Research of Cancer (IARC) - cioè l’agenzia dell’Organizzazione Mondale della Sanità (OMS) che si occupa dello studio dei tumori, delle loro cause e degli agenti possono provocarli - classifica le sostanze potenzialmente cancerogene in tre gruppi, che vanno dal più al meno pericoloso. Per intenderci, al gruppo 1 (agenti cancerogeni per l’uomo) appartengono il fumo di tabacco, il benzene e gli estrogeni.

Nel gruppo 2A ci sono invece gli agenti “probabilmente cancerogeni per l’uomo” e nel 2B quelli la cui cancerogenicità per l'uomo è "sospetta", "in assenza di sufficiente evidenza per gli animali". Infine, il gruppo 3 raccoglie gli agenti non classificabili circa la cancerogenicità per l’uomo. Dove si trovano i campi elettromagnetici? Quelli elettrici a basse frequenze sono nel gruppo 3, quelli magnetici (sempre a basse frequenze) invece nel 2B, insieme alle verdure in salamoia.

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Nella classificazione dell'IARC i campi elettromagnetici sono iscritti nello stesso gruppo delle verdure in salamoia (Unsplash.com/Alex Voulgaris)

Tra i sostenitori della stessa tesi, c'era anche il noto oncologo Umberto Veronesi secondo cui "c'è un abuso della parola e soprattutto del concetto di cancro. […] Le sostanze e le attività veramente cancerogene, quelle per le quali disponiamo di evidenze, sono note e classificate in varie categorie, a seconda del livello di nocività. In cima alla lista ci sono il fumo di sigaretta, l'amianto, i raggi gamma, gli estrogeni, l'alcol, il lavoro nell'industria del legno, i raggi ultravioletti. Vengono poi sostanze sospette e infine sostanze la cui cancerogenesi non può essere esclusa ma per le quali mancano prove, vedi la maggior parte delle materie plastiche".

I campi elettromagnetici emettono raggi X? Chiedete agli uccelli. Quando si parla di campi elettromagnetici a bassa frequenza è facile associare erroneamente i tanto temuti raggi X a questo tipo di fenomeni. Per confutare questo falso mito dobbiamo però cercare di capire come funzionano i campi elettromagnetici. Una delle loro caratteristiche principali è infatti la frequenza che determina una diversa interazione con il corpo umano: solo i campi ad altissima frequenza (che rientrano tra le cosiddette radiazioni "ionizzanti") generano onde elettromagnetiche in grado di rompere i legami molecolari del DNA. I campi elettromagnetici generati da elettrodotti, elettrodomestici e sistemi wifi hanno una frequenza molto bassa e rientrano tra le radiazioni "non ionizzanti", che non possono provocare danni.

Una dimostrazione concreta di questo argomento ci arriva dagli uccelli che popolano i tralicci dell’alta tensione. Terna è protagonista da anni del progetto "Nidi sui tralicci, che contribuisce alla ripopolazione di alcune specie di uccelli grazie all’installazione di cassette artificiali proprio sui tralicci di Lazio, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Ogni anno, grazie al monitoraggio dei nidi e dei volatili, la comunità scientifica ha accesso a importanti informazioni. Risultato? Gli studi di ecotossicologia non hanno evidenziato alcun tipo di effetto riconducibile ai campi elettromagnetici sugli uccelli che si insediano nei tralicci di Terna.

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Grazie alle oltre 350 cassette installate sui tralicci del centro Italia, Terna contribuisce ogni anno alla nascita di oltre mille volatili (Pexels.com/Brett Sayles)

L’Italia è tollerante a livello legislativo? Per niente. Contrariamente a quanto si potrebbe essere portati a pensare, la legislazione italiana su questo tipo di fenomeni è tra la più severe e fissa i limiti più bassi. L’Europa ha infatti scelto 100 µT (microtesla) come limite massimo per i campi magnetici, rimanendo in linea con le indicazioni dell’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) del 1999, nel 2010 riviste in termini meno restrittivi, che comunque aveva già settato il valore 50 volte più in basso della soglia entro la quale non si evidenziano effetti sull’essere umano. L’Italia ha deciso di adottare per il campo magnetico generato da elettrodotti che operano alla frequenza di rete (50 Hz) limiti ancora più restrittivi di quelli indicati a livello europeo, diventando uno tra i paesi con le normative più severe in materia.

Perché gli elettrodotti non rappresentano un rischio per la popolazione. In particolare, la legislazione di tutela della popolazione dai campi elettrici e magnetici generati da elettrodotti che operano alla frequenza di rete (50Hz) prevede tre parametri fondamentali: i limiti di esposizione, valori di campo elettrico e magnetico da osservare per la tutela della salute da effetti acuti; il valore di attenzione, definito per il campo magnetico come cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine; l’obiettivo di qualità come criterio urbanistico, prima ancora che come valore del campo magnetico per minimizzare l’esposizione. Nella progettazione di nuovi elettrodotti, questo obiettivo è fissato a 3 micro Tesla, come media nell’arco delle 24 ore in condizioni normali di esercizio. Gli elettrodotti di Terna sono progettati nel pieno rispetto di queste regole.

Più in generale, il lungo percorso di pianificazione, costruzione e gestione di un’opera infrastrutturale per legge non può e non potrà mai essere accorciato, e questa è una garanzia per la popolazione e l’ambiente. Tutte le opere di Terna sono condivise con comunità, enti locali e amministrazioni, oltre che con vari soggetti del governo, dal primo all’ultimo stadio della pianificazione e costruzione. Durante lo sviluppo dell'opera vengono spesso accolte le esigenze e le indicazioni che emergono via via durante i molti incontri pubblici, in un processo di vera e propria "progettazione partecipata".

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Terna si assicura che le sue infrastrutture siano sempre rispettose dell’ambiente e della fauna locale (Pexels.com/Jahoo Clouseau)