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In prima linea

Obiettivo: transizione energetica. Nel Piano di Sviluppo Terna disegna la rete di domani

Storie di Terna. Simona Baldissoni, grid development senior specialist, l’area lavorativa che rappresenta «l’anima del TSO, quella “più Terna”». Qui le decisioni per la sicurezza e la resilienza.

In questi giorni c’è grande fermento intorno alla pubblicazione del nuovo Piano di Sviluppo di Terna, il documento per la pianificazione a medio e lungo termine per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale. Il Piano si articola in quattro direzioni: razionalizzazioni della rete, aumento della resilienza, acquisizione degli asset e integrazione delle fonti rinnovabili. L’obiettivo strategico è disegnare la rete di domani, imprimendo un’accelerazione alla transizione energetica. Potrebbe sembrare un’attività lineare, che di anno in anno si limita ad aggiornare piani d'intervento, ma non è così: il contesto si trasforma continuamente, le priorità e le sfide evolvono, di volta in volta, con nuove caratteristiche.

Negli ultimi anni la scena è stata caratterizzata dalle direttive del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e dall’Agenda 2030 dell’ONU, oltre che dai cambiamenti climatici estremi che hanno comportato una maggiore frequenza di fenomeni meteorologici di intensità elevata e difficile prevedibilità. «Per questo motivo si studia sempre», racconta Simona Baldissoni, grid development senior specialist nell’area Pianificazione Rete. Laureata in ingegneria civile, Simona è da vent’anni nel settore elettrico, da sedici in Terna, da tre nell’attività che definisce «l’anima del TSO, quella "più Terna"». È l’area che si occupa della pianificazione, dello sviluppo, degli investimenti, della sicurezza e della resilienza della rete elettrica italiana. Insomma, un settore tecnico decisivo per la decarbonizzazione dell’intero sistema.

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Simona Baldissoni in ufficio a Roma, nella sede centrale di Terna (foto Terna)

Con il Piano di Sviluppo, ogni anno, il gestore della rete di trasmissione elettrica fa la sua promessa: si espone sugli obiettivi, le azioni che intende realizzare, consapevole che il Piano avrà un impatto sulla crescita economica dell’Italia intera. «Quest’anno, oltre a sentire tutta la responsabilità di abilitare il phase out dal carbone, abbiamo condiviso l’importanza di dare un impulso positivo alla ripresa economica post Covid-19. Il forte incremento degli investimenti risponde proprio a questo duplice obiettivo: sostenibilità e, al tempo stesso, crescita economica», sottolinea Baldissoni.

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(foto Terna)

Principalmente, spiega l'ingegnera, si guarda all’Italia. All’integrazione tra nord e sud del Paese, alla resilienza di tutto il sistema e all’innovazione degli asset di rete esistenti e futuri. Ma la posizione geografica del nostro Paese ci assegna anche un ruolo di collegamento importante tra le coste africane e l’Europa. Hub energetico del Mediterraneo e punto di snodo di numerose connessioni europee, Terna rendiconta nel Piano anche queste attività di interconnessione verso l’estero, che sono grandi opportunità in termini produttivi e occupazionali, oltre che ambientali.

«L’aspetto appassionante è che si lavora sempre con la sensazione di fare qualcosa di qualità, di valore, per il proprio Paese».

Le sfide di Terna corrispondono a quelle delle sue persone. Questo continuo confrontarsi con nuovi scenari che attraversa la storia e la cultura di Terna trova un parallelismo nella vita di Simona: «La mia più grande sfida è quella di aver cambiato dopo tanti anni, cimentandomi in una direzione diversa. Il segreto è non accontentarsi, guardare al futuro e darsi obiettivi sempre più ambiziosi. È un po’ come nel celebre aforisma di Confucio “scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita». L’aspetto appassionante, osserva Baldissoni, è che si lavora sempre con la sensazione di fare qualcosa di qualità, di valore per il proprio Paese. In altri termini, si può lavorare in una sola azienda e non annoiarsi mai. «Una delle cose che apprezzo di più ora è il fatto che nessuno è mai isolato o abbandonato a sé stesso. Dall’alto al basso si lavora tutti nello stesso modo. Potrei dire che c’è attenzione alle persone ma è riduttivo. C’è fiducia e la volontà di creare un ambiente sereno e collaborativo».