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In prima linea

Benvenuti a Viverone, dove “sotto tensione” vuol dire sicurezza

La scuola di formazione di Terna per chi lavora anche a 60 metri da terra per prevenire i guasti e assicurare la migliore qualità del servizio elettrico, senza che vi siano interruzioni di corrente.

Sono gli stuntman della rete Terna ma, contrariamente alle apparenze, la loro non è una vita spericolata. Come gli stuntman si allenano a gestire e controllare il pericolo. Diversamente dagli acrobati non operano senza rete. Il loro lavoro, certamente, non ricorda la routine soporifera del nine-to-five. Insomma chi sono allora? Sono gli operatori - un drappello di 140 uomini - che svolgono la loro attività sotto tensione, vale a dire lungo i fili o sopra i grandi "tralicci" che trasportano l’elettricità ad alta e altissima tensione della rete nazionale di trasmissione gestita da Terna. Lavorano senza interrompere il flusso, senza che vi siano interruzioni di corrente, per prevenire i guasti e assicurare la migliore qualità di erogazione del servizio. Non potrebbero farlo senza una rigorosa ed esigente attività di formazione che gli consente di muoversi con agilità e in sicurezza anche a 60 metri da terra, l’equivalente di un grattacielo di 20 piani.

Come ciò sia possibile lo abbiamo chiesto ad Andrea Zanotti, 35 anni, diventato ingegnere al Politecnico di Torino e ora referente delle attività sotto tensione che hanno nel centro di formazione di Viverone, nel biellese, il loro cuore formativo. Ci racconta una storia che dura da 50 anni, da quando negli anni '80, sono stati autorizzati in Italia i lavori sotto tensione. E se la Francia è stata tra i primi Paesi ad avviare questa attività, Terna ha acquisito un livello di expertise tra i più accreditati in Europa. Parliamo in tutto di 110.000 interventi realizzati dagli albori ai giorni nostri, una media di 1.500 l’anno con picchi anche di 3.000 operazioni lungo l’intera penisola.

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Un momento delle esercitazioni per i lavori "sotto tensione" nel centro di formazione Terna a Viverone, in provincia di Biella (foto Terna)

Per avere un’idea della qualità di questo tipo di lavoro molto specializzato azzardiamo il paragone della lampadina: che sia a led o no, qualsiasi bulbo preleva corrente a 230 V (il trasformatore la riduce poi a pochi volt necessari per il funzionamento) dalla rete di distribuzione a bassa tensione. Nel caso della rete di trasporto di Terna la tensione si muove in un range tra 132 e 380 kV, mille volte superiore. Tutti sappiamo che se proviamo a mettere un dito nella presa di corrente a 230 V rischiamo di morire fulminati in poco tempo, ma se sfiorassimo - piedi a terra - un filo ad alta tensione basterebbe qualche millesimo di secondo. Se questi sono un po' crudamente i termini del problema, come si può allora muoversi appesi a un filo che trasporta corrente a 380 kV, svitare e sostituire un bullone e poi tornare alla base in tutta sicurezza?

«Abbiamo puntato sulla formazione come gestione del rischio», spiega Andrea Zanotti. «Si parte con un primo corso di 14 settimane al termine delle quali viene rilasciata una speciale abilitazione che è un po' come una patente: indica quali attività si possono compiere. Viene rilasciata in base a precisi requisiti previsti da una decreto ministeriale. Nulla viene lasciato al caso, seguiamo una ferrea disciplina e operiamo in piena sicurezza».

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L'ingegnere Andrea Zanotti - di spalle - controlla le esercitazioni in corso a Viverone, in provincia di Biella (foto Terna)

Nel centro di Viverone l’addestramento avviene su un’infrastruttura che simula gli interventi che si andranno poi a eseguire concretamente. Non è un posto qualunque perché all’origine, ai primi del '900, era una centrale idroelettrica di pompaggio. Il centro è incorniciato dalle montagne e intorno al vecchio bacino di monte, il lago di Bertignano, c’è il campo scuola. Uomini che somigliano ad astronauti, avvolti in tute conduttrici che proteggono dal campo elettrico, si addestrano e si arrampicano senza avere le vertigini.

È così che si supera la paura e si acquista confidenza con un mestiere che ha le sue tecnicalità e protocolli ferrei. Altre, successive tappe, consentono di acquisire ulteriori competenze sempre più specializzate come quella di poter operare su cestello con braccio isolante o diventare "preposto", una figura assimilabile a quella di capo-cantiere nell’edilizia. E poi conta l’esperienza: non è un caso che nel drappello dei 140 operatori sotto tensione l’età vari da 25 a oltre 60 anni. È un punto di forza della nostra attività», aggiunge Zanotti. «Si crea un mix tra la forza fisica dei più giovani e il trasferimento di conoscenza reso disponibile dai più anziani». La forza fisica serve, per esempio, a muovere aste isolanti lunghe anche 4,5 metri; l’esperienza è quella dei preposti che da terra osservano le operazioni e controllano l’attività di chi opera sui sostegni (i pali) o lungo i fili in cestelli di alluminio che ballano nel vuoto.

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Un altro momento della formazione ai lavori "sotto tensione" nel centro Terna di Viverone, in provincia di Biella (foto Terna)

Tutti sono vestiti di arancione per rendere più visibili i movimenti, mentre in rosso sono colorati gli elementi isolanti. «È fondamentale, ad esempio, non avvicinare il corpo più di 2 metri da un 380 kV e per questo si utilizzano aste in fibra di vetro riempite di schiuma poliuretanica, ognuna delle quali viene sottoposta a verifica annuale in laboratori certificati», sottolinea ancora Zanotti. «I lavori sotto tensione non servono a risolvere i guasti ma a prevenirli con un’attività di manutenzione volta ad assicurare il perfetto stato della rete ed evitare così i disservizi per gli utenti».

Terna ispeziona fino a 3mila tralicci l'anno, a piedi o in elicottero, e poi si classificano i punti sottoposti a degrado. Da lì scatta l’intervento. Chi sono gli utenti? Sono le grandi centrali di generazione che immettono elettricità in rete, tutta la rete di distribuzione che la porta nelle case e verso le imprese, e poche grandi industrie collegate direttamente in alta tensione. In pratica, siamo tutti noi.