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In prima linea

Manutenzione della rete? Così ho imparato che si può fare anche da casa

L’energia delle persone Terna ai tempi del Covid-19. “Massima flessibilità” e organizzazione. Bastano? Cosa vuol dire smart working per l’ingegnere elettrico Laura Beccari, 26 anni.

A Feltre, in provincia di Belluno, c’è in questi giorni di crisi un nuovo avamposto virtuale di Terna. Lo gestisce lei, Laura Beccari, ingegnere elettrico. È molto giovane, 26 anni, ed evidentemente molto brava. Terna l’ha scovata all’università quand’era appena laureata, grazie alle sue campagne di scouting tra i giovani migliori. Da tecnico di "unità impianti" Laura segue le attività di manutenzione delle linee elettriche. Come se fosse nella sua sede ufficiale, piazzata a Parma. Già, perché una decina di giorni fa Laura ha risposto all’appello dello smartworking in pochi minuti. “Massima flessibilità”, le hanno detto. “Dai, organizziamoci al meglio. Vai dove credi che cerchiamo di far funzionare tutto come ora”.

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L'ingegnere Laura Beccari alla sua postazione domestica di tele-lavoro a Feltre, in provincia di Belluno (foto Terna)

Non è poco, non è scontato per un’azienda che non può certo avere l’agilità di un piccolo ufficio con pochi professionisti. E lei, dopo aver minuziosamente concordato qualche passo procedurale perfino ardito, ha preso la sua automobile e ha caricato nel portabagagli il potente computer da tavolo e l’enorme monitor necessario a ospitare le immagini di progettazione delle reti con AutoCAD, che per chi non lo sapesse è un software specializzato potentissimo ma non semplice da manovrare e comunque bisognoso di un computer di grande potenza.

Laura ha viaggiato per 240 chilometri è tornata nella sua casa natia. Rientrerà in sede quando tutto sarà passato. Ma intanto da buon ingegnere si è ben organizzata. “La connessione Internet funziona piuttosto bene, è protetta con una VPN che mi consente di operare esattamente come se fossi nella mia sede ufficiale. Insomma, con i miei colleghi abbiamo messo in campo tutte le tecnologie a nostra disposizione. Ci sentiamo e ci vediamo in videoconferenza con Microsoft Teams. E tutto va avanti sostanzialmente come prima”.

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La posa di un cavo elettrico durante i lavori di manutenzione della rete a Genova (foto Terna)

“Certo - osserva Laura - le caratteristiche del mio lavoro hanno consentito una remotizzazione relativamente agevole rispetto ad altre figure professionali. Gran parte della mia normale attività si svolge infatti in sede, anche se a volte esco per controllare direttamente il lavoro nei cantieri. Ma per replicare davvero la piena funzionalità delle nostre metodologie di lavoro abbiamo dovuto comunque fare qualche sforzo. La teleconferenza, inutile nascondercelo, attutisce l’empatia, ammorbidisce la percezione delle emozioni”. Laura e i suoi hanno risolto evitando le lunghe e necessariamente retoriche chiacchierate via video e audio. “Ci sentiamo anche per incontri brevissimi, per scambi veloci informazioni e di pensieri. Ci fa sentire più vicini”.

Passato qualche giorno di questa curiosa nuova vita organizzativa forzata dagli eventi, Laura ha cominciato a pensare che questa esperienza può regalare qualcosa di positivo, al di là delle emozioni del momento dettate dallo stato di necessità. “Stiamo mettendo a punto, magari un po’ forzatamente, un metodo di lavoro sicuramente utilissimo per le prossime eventuali emergenze, ma che può suggerirci qualche interessante evoluzione anche nell’attività che siamo chiamati a svolgere nei periodi dove tutto va bene”.

"Le teleconferenze riducono l’empatia? Ci sentiamo anche per incontri brevissimi, per scambi veloci informazioni e di pensieri. Ci fa sentire più vicini".

In termini di produttività complessiva del lavoro cosa cambia - chiediamo a Laura - con lo smartworking? I tempi si dilatano, si complicano, le procedure hanno qualche ostacolo? “Direi di no. Anzi, dopo un periodo relativamente breve di assestamento, la produttività complessiva rimane non solo mutata ma per certi versi è anche maggiore a casa rispetto all’attività svolta in un open space, dove normalmente siamo in sei. Certo dipende dai momenti, dalle incombenze del momento, e dalla capacità dei singoli di organizzarsi al meglio. Ma direi che ciò che sta accadendo rappresenta anche un grande, grandissimo insegnamento, uno stimolo a ripensare a molte cose per perfezionarle. C’è per esempio l’opportunità di scegliere autonomamente gli spazi, cambiandoli anche nel tempo a seconda delle necessità. E c’è l’opportunità di calibrare anche i tempi di impegno con i progetti rispetto ai risultati che si vogliono e si devono ottenere”. Il lavoro, ma anche lo spirito di team "possono godere di grandi vantaggi". E poi “vuoi mettere la soddisfazione di contribuire anche così ad un uso più razionale delle risorse, a una struttura del lavoro sicuramente più rispettosa dell’ambiente e alla salvaguardia dell’ecosistema grazie alla razionalizzazione degli spostamenti?”.