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Insight

La sfida climatica? Un obbligo, ma anche una grande occasione

Solo un’alleanza tra scienza, governi e imprese private può salvare il mondo dalla crisi climatica. L’IEA, Agenzia internazionale per l’energia, traccia la strada nel suo rapporto “Net Zero by 2050”.

Solo una nuova alleanza tra scienza, governi e imprese private potrà salvare il mondo dalla catastrofe climatica. Una sfida immane, che può essere vinta solo così, partendo immediatamente per recuperare il tempo perduto. Una sfida all’insegna dei sacrifici? Nient’affatto. La salvezza del mondo può essere, a ben vedere, un poderoso palcoscenico di nuovi business. Salvare il domani delle nuove generazioni facendo persino buoni affari? L'IEA, l’Agenzia internazionale per l’energia, giura di sì. E traccia la strada nel suo rapporto Net Zero by 2050.

Un serio percorso per la transizione energetica, da consolidare entro il 2030 con l’obiettivo di neutralizzare le emissioni di gas serra al 2050, può regalare al mondo, quello industrializzato ma anche quello in via di sviluppo, almeno 30 milioni di nuovi posti di lavoro: 14 milioni - valuta l'IEA - grazie agli investimenti nell’energia pulita e 16 milioni nei settori dell’industria manifatturiera che faranno da volano (dagli elettrodomestici di nuova generazione alla mobilità elettrica, fino all’immenso mondo delle soluzioni per l’efficienza energetica degli edifici). I nuovi investimenti sui combustibili fossili? Stop. Non serviranno semplicemente perché l’uso dei fossili dovrà drasticamente diminuire fino ad azzerarsi, con la generazione elettrica che nel frattempo alimenterà gran parte della mobilità. Nel frattempo, anche grazie all’aumento complessivo dell’efficienza energetica la domanda globale di energia a metà secolo non solo non crescerà ma, malgrado un incremento di tutti gli indicatori di sviluppo, potrà essere inferiore di circa l’8% rispetto oggi.

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Lo scioglimento dei ghiacciai dovuto al cambiamento climatico nei mari dell'Alaska (Melissa Bradley/Unsplash.com)

Il “regalo” da ottenere. L'IEA, con una stima elaborata insieme al Fondo monetario internazionale, valuta che l’investimento nel nuovo paradigma energetico salirà a ben 5mila miliardi di dollari l’anno entro il 2030, incrementando di quasi mezzo punto l’anno la crescita del Pil mondiale. Qualcuno gradirà: certamente gli strateghi e gli operatori delle rinnovabili. Di certo i costruttori di batterie, che nel 2030 saranno chiamati a soddisfare una richiesta di 6.600 GWh, 40 volte quel che fanno oggi. Certamente gradiranno le grandi società impegnate nello sviluppo delle reti elettriche, visto che l’investimento annuale nella trasmissione di energia da qui al 2030 dovrà triplicare raggiungendo 820 miliardi di dollari. Non tremeranno più di tanto i fautori (sempre di meno) dell’energia nucleare: una quota di atomo elettrico, comunque inferiore al 10%, potrà continuare a essere considerata “fisiologica” nell’equilibrio verde dell’energia.

Qualcuno, come le società petrolifere, potrebbe gradire un po’ meno, ma non è detto. Non è un mistero che i grandi signori del petrolio, non solo quelli occidentali, si stiano da tempo attrezzando per una riconversione più o meno veloce al nuovo credo dell’energia pulita o perlomeno più pulita di quella di oggi. Così come non è detto (forse era così fino a un quinquennio fa) che le grandi case automobilistiche debbano frenare un ulteriore accelerazione della mobilità elettrica: la loro riconversione è sotto gli occhi di tutti. Spetta semmai alle istituzioni favorire la grande sfida con strategie politiche, infrastrutture, politiche fiscali, normative.

Pronti a partire, incita l'IEA. Che fissa alcuni paletti irrinunciabili in quella che appare a tutti gli effetti come una cronoscalata a tappe.

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Una miniera di carbone vista dall'alto, in Polonia (Curioso Photography/Pexels.com)

Il cronometro e le tappe obbligate. Rapidità, dicevamo. Le tappe fondamentali? Eccole, solo per citare i principali paletti da rispettare. Già da quest’anno nessuna nuova centrale elettrica a carbone dovrà essere progettata o pianificata (il messaggio è soprattutto per la Cina). Meno che mai dovranno essere esplorate nuove miniere di carbone, ma la cosa riguarderebbe anche la pianificazione di nuovi campi di esplorazione di petrolio e gas. Prossima tappa fondamentale nel 2025, quando le pratiche per il riscaldamento dell’acqua con i combustibili fossili dovranno semplicemente sparire dalla terra, sostiene l'IEA. Poi la progressione verso il 2030 quando tutti i nuovi edifici sia pubblici che privati dovranno essere neutrali nelle emissioni; almeno il 60% delle nuove automobili vendute dovrà essere a elettricità; l’industria pesante dovrà avere pianificato la totale riconversione verso le tecnologie pulite. Dopo appena cinque anni, nel 2035, la metà del trasporto pesante dovrà essere elettrificato. Per arrivare al 2040 quando almeno il 50% dei vecchi edifici esistenti dovrà essere reso ecocompatibile con operazioni di “retrofit”. Nel frattempo dovrà essere stata chiusa anche l’ultima centrale elettrica a carbone nel mondo.

Cinque anni dopo, nel 2045, il 50% della domanda di riscaldamento globale dovrà essere soddisfatta con le pompe di calore. Infine il traguardo, nel 2050. Per tagliarlo correttamente più dell’85% degli edifici dovrà essere a emissioni zero, oltre il 90% dell’industria pesante dovrà rispettare rigorosi parametri nelle emissioni, e almeno il 70% della generazione elettrica globale del pianeta dovrà derivare dal fotovoltaico e dall’eolico. Un mondo pulito. Sicuramente più ricco di come sarà, ammonisce l'IEA, se non correremo e vinceremo la sfida.