L’ultimo bonus dedicato a chi ripristina le facciate dei palazzi, ad esempio?
"Negli ultimi anni abbiamo cercato di correlare gli ecobonus e gli interventi per l’efficienza energetica ai vantaggi reali per la collettività, anche resistendo alle pressioni delle lobby. È accaduto quando, ad esempio, abbiamo ridotto gli incentivi per le tende da sole e alzato quelli dei cosiddetti “cappotti” per l’isolamento termico degli edifici, che nel rapporto tra costi e benefici consentono un risultato ben più rilevante".
Operazione non facile in un paese che di errori ne ha fatti tanti. Pensiamo ai mega incentivi poco ponderati sui pannelli solari, con grande attenzione alle quantità e poco alla qualità degli interventi.
"Proprio così. Tant’è che sono venuti a investire nel nostro paese tutti i fondi speculativi perché sulle rinnovabili abbiamo garantito l’incentivi più alti al mondo. È vero che dovevamo recuperare terreno, ma se avessimo modulato meglio gli incentivi avremmo potuto beneficiare dell’effetto esperienza accumulata nel tempo. Se li avessimo spalmati, ad esempio, non su cinque anni ma su dieci ora avremmo un parco di generazione più aggiornato e performante. Non dobbiamo fare gli stessi errori".
Dove, ad esempio?
"Nelle infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica. Perché il modello un po’ superficiale che si sta affermando è quello di installare una colonnina di ricarica ogni 100 metri, con i sindaci che ne fanno un vanto. Una scelta che implica massicci investimenti sulle reti di distribuzione. Investimenti che, come è giusto, pesano sulle bollette delle famiglie e delle imprese, che in Italia sono già le più alte d’Europa, con una componente di prezzo relativa all’energia che vale appena il 36% del totale di quello che pagano i consumatori".
E la grande suggestione delle auto elettriche che sono parte diretta di un grande sistema parcellizzato di equilibrio del sistema durante la ricarica alle colonnine, specie quelle di casa?
"Uno scenario che nel futuro non è affatto da escludere, ma che va sviluppato con gradualità e attenzione, proprio per i motivi che ho appena sottolineato".
Rallentare sulle infrastrutture di ricarica?
"Niente affatto. Al contrario. Esiste un altro modello, magari complementare: utilizzare la rete di distributori di carburante esistenti, che ha bisogno di essere riqualificata. Perché non fare il pieno di elettricità anche, o forse soprattutto, nelle vecchie stazioni di servizio convertite o integrate con le infrastrutture di ricarica? Ad esempio con batterie stazionarie da 30 megawatt alimentate in media tensione da installare negli spazi delle vecchie stazioni di servizio, che fanno loro da infrastruttura di equilibrio della produzione e di consumo di energia nella zona, con l’ulteriore vantaggio di abbreviare il tempo di ricarica dei mezzi elettrici grazie alla grande potenza disponibile. Il tutto in una logica complementare con quelle delle colonnine, che possono avere dei vantaggi ad esempio nei parcheggi dei dipendenti di un’impresa, dove le auto restano ferme per un arco di tempo prevedibile, ma molto meno lungo le strade".
Sta di fatto che la corsa al vettore elettrico, che trova sostegni davvero diffusi, merita forse il rischio di qualche errore di manovra. O no?
"Attenzione alla corsa veloce improvvisata al tutto elettrico. Ha un senso se generiamo davvero tutta l’elettricità con le rinnovabili. Stando comunque ben attenti, anche qui, all’impatto sulle reti di distribuzione elettrica. Oggi le case hanno nella maggioranza dei casi una fornitura da 3 kilowatt, che fanno mediamente 9 kW per pianerottolo. Se riconverti tutto all’elettricità, riscaldamenti compresi, la potenza necessaria aumenterebbe di quattro volte: 40 kW a pianerottolo. Un incremento significativo, che comporterebbe la necessità di sostituire tutti i cablaggi elettrici interni ed esterni al condominio. Un’operazione che in prospettiva va fatta, ma con gradualità e tecnologie sufficientemente mature. Le reti hanno bisogno di crescere, modernizzarsi, svilupparsi, accrescere la loro sicurezza, senza dover sopportare stress affrettati. Senza contare la necessità di remunerare gli investimenti di chi nel frattempo ci ha portato il gas in tutte le case, che nel caso di una rapida dismissione andrebbero comunque remunerati sempre attraverso le bollette".