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In prima linea

“La rete si trasforma, e noi la teniamo d’occhio”

L’energia delle persone Terna ai tempi del Covid-19. Dentro la sala di controllo del dispacciamento Terna nel Nord Est, con il capoturno Davide Rampazzo, ingegnere elettrico di 32 anni.

Con la firma del decreto-legge relativo al Coronavirus, l'8 marzo scorso, parte delle attività produttive italiane hanno subito uno stop forzato. Per rallentare l’epidemia in corso, lavoratori appartenenti a settori diversi sono stati costretti a fermarsi, oppure a continuare a lavorare da casa. Tra questi non si può contare Davide Rampazzo, capoturno della sala controllo di Scorzè, in provincia di Venezia, centro nevralgico delle attività di dispacciamento nel Nord Est dell'energia elettrica di Terna. Da lì, Rampazzo e i suoi colleghi continuano infatti a occuparsi della gestione della rete di alta tensione del Triveneto, ma anche dell’Emilia-Romagna e della Toscana.

“Gestire la rete di alta tensione prevede più di un compito. In primo luogo, ci occupiamo mantenere in ogni momento la rete in condizioni di sicurezza, garantendo che la corrente in transito sulle linee sia in grado di farle funzionare al meglio. Dobbiamo poi assicurarci che l’alimentazione arrivi a tutti i carichi, a partire dai grossi clienti industriali (come acciaierie e stabilimenti) fino a tutte le cabine primarie, ovvero quelle piccole stazioni elettriche che distribuiscono l’elettricità a un certo numero di comuni. Ci occupiamo anche di gestire i rapporti con distributori e produttori. Lo smistamento dell’energia elettrica rientra infatti nella responsabilità dei primi, con cui noi ci interfacciamo. Per quanto riguarda i secondi, gli scambi riguardano tutta la produzione delle centrali di vario tipo, come quelle idroelettriche, termiche e geotermiche del territorio” spiega con precisione l'ingegnere elettrico di 32 anni.

Si tratta di una serie di attività fondamentali per il buon funzionamento della rete elettrica, che parte proprio dalla sala di controllo. È in questo luogo infatti che lavora la squadra guidata da Davide, con gli occhi sempre puntati ai diversi schermi. “Le postazioni sono otto e i monitor sono più di uno per ogni operatore, perché la rete da controllare è molta, comprendendo cinque regioni. Ogni operatore in base alla sua funzione si concentra sulla propria area di competenza, anche a livello territoriale. Davanti a noi poi abbiamo un grande schermo, di una trentina di metri per dieci: un videowall in cui sono rappresentate grandezze significative che abbiamo scelto di monitorare così da averle davanti in caso di bisogno, perché fondamentali per noi in caso di disservizi. Si tratta di grafici e valori in costante aggiornamento, che possono dirci nell’immediato se qualcosa non va”.

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La sala di controllo Terna a Scorzè, in provincia di Venezia: Davide Rampazzo è il primo a sinistra, con lui i colleghi Ennio Trivellato, Diana Vendraminelli, Valerio Bessi, Giovanni Sartori, Alex Compagnin ed Elena Geremia (foto Terna)

Il team è composto da otto persone, compreso Rampazzo, responsabile di tutto quello che avviene all’interno della sala durante il turno. “Ogni persona a seconda della figura professionale che riveste ha delle mansioni specifiche da seguire”, racconta lui. “Abbiamo ad esempio, a livello macroscopico, una suddivisione tra le aree del Triveneto e le aree della Toscana e dell’Emilia-Romagna. Abbiamo poi una suddivisione tra chi fa effettivamente il controllo della rete, quindi gestisce i transiti di corrente, i valori di tensione, la ripresa del servizio in caso di guasti, e chi invece segue la parte di conduzione degli impianti, effettuando manovre effettive come l’apertura e la chiusura di interruttori e la messa in sicurezza delle linee in concomitanza con gli interventi su di esse.”

I computer non si spengono mai, e i turni proseguono tutto l’anno, weekend e festività comprese. Naturale allora che, anche in questo periodo complicato, le attività proseguano senza sosta. Anche perché, in caso di disservizio, sono gli operatori della sala di controllo i primi a intervenire: “Sappiamo sempre cosa sta succedendo, cosa si può fare e cosa non si può fare". Come sintetizza Rampazzo, l’obiettivo principale è che l’utenza rimanga disabilitata per il minor tempo possibile, quindi “noi tentiamo di rialimentarla subito. Se questo non è possibile per via di un guasto permanente, proviamo a coordinarci con il distributore per trovare altre vie di alimentazione per quella cabina primaria e nel frattempo attiviamo le nostre squadre operative sul territorio per ispezionare il sito. Abbiamo delle procedure abbastanza stringenti a livello di tempi di ripristino, ragioniamo in termini di minuti. Ci vuole sangue freddo”. In ogni caso, nessuno in questo periodo è totalmente immune ai cambiamenti, e infatti anche all’interno delle mura della sala controllo di Scorzè ne sono avvenuti due.

"È piacevole ritrovare ogni giorno un gruppo di persone con cui condividere questa situazione e tanto altro. A partire dalle cose più semplici, come un lavoretto da proporre ai propri figli".

Il primo riguarda i cambiamenti causati dall'emergenza virus nella vita quotidiana delle persone, oltre che nella realtà produttiva del paese. Cambiamenti che hanno avuto un impatto sul fabbisogno di corrente. Questo ha costretto Rampazzo e colleghi a gestire uno "stato della rete" che assomiglia molto a quello dei periodi festivi, ma prolungato. “Le festività sono momenti in cui per noi la rete si trasforma. Quando c’è tanto carico, la tensione sulla rete è più bassa. Quando il carico è basso, come ora, le tensioni sono invece molto alte e possono danneggiare i componenti delle stazioni elettriche, progettati per resistere a una sollecitazione solitamente minore. Il nostro lavoro diventa quindi fare in modo che la tensione sui nodi della rete rimanga a livelli accettabili, grazie a strumenti come i reattori e i gruppi di generazione. Questa situazione di rete molto scarica si presenta di solito solo qualche giorno all’anno, mentre adesso sono 15 giorni che persiste e chissà per quanto durerà ancora”.

Il cambiamento più forte però riguarda un’altra sfera, molto diversa ma ugualmente importante: quella dei rapporti personali con i propri colleghi. “Prima dell’emergenza, le varie linee di turno giravano ogni giorno. In pratica, i colleghi cambiavano quotidianamente, per favorire un’omogeneità del lavoro e dei rapporti tra noi. Ora invece le linee di turno sono fisse, per ridurre i contatti non necessari, e si alternano tra la sede di Dolo (di solito in funzione solo nel caso di inagibilità di quella di Scorzè) e la nostra. Per lo stesso motivo, il passaggio di consegne tra un turno e il successivo avviene telematicamente. L’alternanza inizialmente ci ha spaventato, perché il cambio turno è un momento delicato per chi arriva e deve prendere in mano la situazione, magari problematica”.

Non tutto il male viene per nuocere però: “Abbiamo dovuto imparare a usare nuovi strumenti e a condividere il nostro lavoro grazie alla tecnologia. Dispiace poi non vedere alcuni colleghi da un mese e mezzo, ma dentro alla nuova linea di turno fissa si è creato un ambiente familiare”. In questo caso, non poter lavorare da casa si trasforma in un vantaggio, come conclude Rampazzo, perché “è piacevole ritrovare ogni giorno un gruppo di persone con cui condividere questa situazione e tanto altro. A partire dalle cose più semplici, come un lavoretto da proporre ai propri figli. Siamo contenti di poter lavorare, ma soprattutto dell’ambiente e dei rapporti più stretti che abbiamo creato tra di noi”.