La crescita delle rinnovabili, che si fanno largo grazie a costi sempre più competitivi, deve fare i conti con una programmabilità non sempre garantita. Gli impianti di generazione convenzionali e programmabili rimangono tuttora indispensabili per fornire in ogni momento la giusta quantità di energia al nostro paese. In uno scenario dove dall’abbondanza di generazione degli anni a cavallo del nuovo millennio si è passati, sotto i colpi delle dismissioni dell’ultimo decennio, a un margine di riserva molto ridotto.
Il sistema chiede sostenibilità, transizione verso tecnologie low-carbon, sicurezza, economicità. Operazione non facile. Al capacity market spetta il ruolo di fattore chiave dell’equazione. Un domani, non lontano, avremo una marcata prevalenza delle rinnovabili, con sistemi di accumulo idroelettrico o elettrochimico (batterie) che risolveranno i problemi dovuti all’intermittenza nella produzione e alla variabilità della domanda.
Oggi serve quindi uno strumento di transizione, in grado di garantire un “polmone” al sistema. In grado di rendere praticabile innanzitutto l’uscita definitiva dal carbone, ma anche di stabilizzare le dinamiche dei costi e dei prezzi dell’energia, dando agli operatori un quadro affidabile per attivare le loro strategie di investimento e al paese un buon equilibrio, appunto, tra la sicurezza delle forniture e i costi da sostenere per approvvigionare l’energia, con l’obiettivo chiaro di perseguire il processo di decarbonizzazione il più velocemente possibile.
L’obiettivo del meccanismo è quello di accompagnare la fase di transizione verso le rinnovabili permettendo la dismissione degli impianti più inefficienti e inquinanti, altrimenti necessari a garantire la copertura della domanda di energia, attraverso l’ingresso programmato o il mantenimento in funzione di capacità più efficiente e flessibile e meno inquinante.
Anche gli impianti termoelettrici a gas, la tipologia più efficiente e ad oggi prevalente nel mix energetico italiano, saranno chiamati a svolgere un lavoro completamente diverso, venendo utilizzati molte meno ore e agendo da backup delle fonti rinnovabili nei momenti di maggior richiesta di energia sulla rete.
Un gioco di equilibrio. Ed ecco il capacity market, che poggia su due criteri fondamentali: un premio alla capacità degli impianti di generazione o di accumulo determinato in modo competitivo, fornendo una redditività minima - che altrimenti non sarebbe sempre garantita – per permettere la realizzazione degli investimenti necessari a raggiungere il phase out degli impianti a carbone in un contesto di sicurezza energetica complessiva; e l’obbligo per gli operatori di rendere disponibile la capacità assegnata per soddisfare la richiesta di energia elettrica in ogni momento ad un prezzo contenuto per i consumatori, il cosiddetto prezzo strike, settato per coprire il costo di produzione più elevato nel parco di generazione italiano, limitando al contempo eventuali extra-profitti.
Si è scelto dunque il meccanismo delle aste, aperte a tutti quegli impianti, già esistenti o da realizzare appositamente, in grado di garantire risultati che rispettino comunque i requisiti minimi di efficienza e di controllo delle emissioni.